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Promozione della salute ed educazione
In preparazione del Meeting interregionale di Fisciano, propongo una riflessione su scuola, promozione della salute ed educazione, partendo da un recente articolo pubblicato su Linkiesta il 7 febbraio 2016. Salvatore Settis propone una netta distinzione tra competenze e conoscenze e afferma che la tendenza in Europa è educare a competenze piuttosto che a conoscenze. Settis propone una netta dicotomia, come se conoscenza e competenza fossero antinomie, l'una si contrappone all'altra. Da un lato non si può essere d'accordo con questa impostazione, dall'altra questa provocazione contiene una parte di verità, vale a dire che nella confusione che ha attraversato il mondo della scuola rispetto alle finalità educative può esser vero di tutto. In ambedue le visioni contrapposte, la “Buona scuola” e la scuola delle conoscenze, c'è un'omissione tutta italiana: manca il riferimento alla “vita”; le competenze hanno bisogno del teatro della quotidianità, della vita, della pienezza della vita, altrimenti le competenze sono monche, mancano di una visione etica che produce omissioni e specialismi. Dal punto di vista della SIPS, la promozione delle competenze (life skill) non è mai disgiunta dalla conoscenza, dalla capacità critica, dall'insieme delle 10 life skill. La tendenza della scuola italiana evoca processi “confusivi” il cui linguaggio propone sempre una rilettura delle competenze senza mai coniugarle con la gestione della vita e dei rapporti con se stessi e con l'alterità. Anche Settis sembra omettere questo riferimento esaltando le “conoscenze” senza legarle alla capacità di entrare in relazione con la vita e con gli altri. L'approccio sembra appiattirsi in una disputa di tipo politico in cui si contrappongono la visione “riformista” della buona scuola e la visione “conservatrice” del valore della conoscenza. E intanto ogni giorno nella realtà delle classi italiane tutto continua a scorrere in un eterno presente che si reifica, si spezzetta, si burocratizza, si appiattisce sugli adempimenti e la grande assente sembra essere la passione per la vita e per l'educazione. L'altra caratteristica delle ultime riforme è la tendenza a diminuire le risorse economiche per la scuola, per cui sono stati avviati processi di riforma molto importanti senza garantire l'adeguato supporto alla scuola per favorire il cambiamento. In queste condizioni le riforme sono risultate essere soprattutto basate sul fattore del “risparmio”: si cambia riducendo le risorse, il personale, le ore di lavoro, si fanno dichiarazioni di principio senza che niente effettivamente cambi. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altri contesti, questo processo di “depauperamento” progressivo della scuola ha avuto la più imponente accelerazione al momento della cancellazione dei provveditorati e l'introduzione dell'autonomia scolastica: un momento epocale in cui la scuola è rimasta drammaticamente sola, senza riuscire ad accompagnare i presidi e i docenti con processi formativi adeguati. Dalla figura del preside si è passati alla figura del dirigente scolastico con buona pace di tutti. Così come si è introdotta la “didattica delle competenze” senza che nulla sia effettivamente cambiato nella realtà di ogni giorno, né sia stato avviato alcun processo di aggiornamento dei docenti rispetto alle metodologie partecipative basate sulle life skill. La didattica delle competenze è monca, manca del riferimento alla vita alla possibilità di coniugare conoscenza ed esperienza, senso critico e creatività, consapevolezza e capacità relazionali, comunicazione e introspezione. Senza riferimento alla vita, le competenze rischiano di avvicinarsi all'efficienza produttiva senza etica; una “conoscenza” senza riferimento alla vita concreta di quello che accade nella classe, rischia di riprodurre un sapere sterile e nobile, nel senso di elitario e non popolare.
Gli ultimi 20 anni hanno imposto un'accelerazione nella tecnica come mai accaduto nella storia dell'umanità, i cambiamenti sociali sono stati profondi e ancora non compresi; siamo nel pieno di una rivoluzione sociale di proporzioni bibliche, con scontri di interessi economici e sociali potenti. Di fronte a questi cambiamenti illuderci di poter mantenere lo status quo è un delitto. La scuola non può rimanere se stessa, né può sperare che basti dichiarare il cambiamento per cambiare davvero. Non credo sia possibile e fattibile tornare indietro, credo che abbiamo il dovere etico di riflettere e usare al meglio la nostra umanità. Credo sia inutile promuovere una scuola 2.0 o 3.0 (in questo sono d'accordo con Settis), è una mistificazione stupida credere che la scuola possa tener dietro alla velocità della tecnica. La competenza non è quella derivata dall'uso del computer. Se non si promuove consapevolezza, conoscenza, capacità critica, dignità personale, si rischia di confondere la competenza tecnica con il successo, e permettere alla velocità, alla competitività, alla specializzazione di imporre la propria visione del mondo. La SIPS promuove le “life skill” non le competenze (senza una finalità e una visione etica la competenza rischia di diventare l'efficienza nazista dei campi di concentramento), promuove l'etica della responsabilità, promuove lo sviluppo sostenibile, vale a dire che la sostenibilità è data dalla nostra capacità di permettere ai nostri figli di avere a loro disposizione un mondo in cui la qualità della vita e delle relazioni sia alta, almeno quanto la nostra. Proponiamo un nuovo “Futurismo” alla rovescia, non all'insegna della velocità, della forza, dell'altezza, delle prestazioni al limite, ma all'insegna della profondità del tempo, della riflessione critica sulla complessità, della ricerca del soave e della bellezza, dello “slow know” (lentius, profundis, soavius).
In conclusione: la scuola ha bisogno di una profonda riforma che riporti al centro del dibattito la promozione della salute, la sostenibilità, la passione dell'educazione, la centralità dell'adulto quale riferimento educativo (a patto che ci sia chiarezza e formazione adeguata verso le metodologie di didattica attiva, basate su processi di empowerment e partecipazione). Siamo con Settis, a patto che anche la “conoscenza” sia basata sulla capacità di promuovere consapevolezza critica, creatività, relazioni sane rispettose della diversità.
Lucio Maciocia - Presidente Regionale Delegazione Lazio
Consumo di alcol e salute
Consumo di alcol e salute pubblica: le indicazione dell'European Code Against Cancer
L’alcol è una delle prime tre aree prioritarie di salute pubblica a livello mondiale. I dati disponibili che indicano questa affermazione sono fondati su evidenze convincenti (1, 2).
Sebbene solo la metà della popolazione mondiale consumi bevande alcoliche, l’alcol è la terza causa di malattia e morte prematura, dopo il peso ridotto alla nascita e il sesso non sicuro, e prima del tabacco. L’alcol favorisce non solo le patologie non trasmissibili, ma anche quelle trasmissibili.
L’etanolo secondo la quarta revisione delle indicazioni LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento dei Nutrienti) non è un nutriente, ma una sostanza di interesse nutrizionale in quanto è causa di incremento ponderale (3).
Tale sostanza è presente in tutte le bevande alcoliche (vino, birra e superalcolici). Non solo non è un nutriente, ma una sostanza tossica, cancerogena, teratogena e che può dare dipendenza (4).
Quindi, a nostro avviso è bene non parlare più di alcolismo, ma di patologie e problemi alcol correlati. Infatti, non solo l’alcoldipendente, ma anche il “bevitore sociale” o “moderato” può contrarre patologie psico-fisiche correlate all’alcol o andare incontro a incidenti alla guida o sul lavoro.
Il rischio assoluto reale di decedere a causa di una patologia alcol-correlata aumenta con la quantità di alcol consumato nella vita. Per molte patologie, tra cui il cancro, il rischio aumenta in modo significativo anche per bassi livelli di consumo (Tabella I) (4).
Tabella I – Consumo di bevande alcoliche e gradazione del rischio in un soggetto sano.
Evidenze sperimentali ed epidemiologiche ormai confermano pienamente la significativa correlazione fra “bevande alcoliche” e cancro senza alcuna distinzione di tipo. Per tale ragione etanolo, acetaldeide e bevande alcoliche sono state inserite nel Gruppo 1 IARC-OMS (International Agency for Research on Cancer – OMS) (5).
L’European Code Against Cancer afferma: “if you drink alcohol of any type, limit your intake. Not drinking alcohol is better for cancer prevention” (6).
La comunicazione del “rischio” su una probabilità di insorgenza di cancro derivante da un comportamento evitabile e prevenibile non può essere considerata irrilevante per l’impatto sanitario e sociale sull’individuo e sulla collettività.
La maggior parte dei ricercatori esprime l’opinione che l’atteggiamento più responsabile degli operatori sanitari e di tutti quelli che si occupano di educazione sanitaria dovrebbe essere quello di non indicare dosaggi di consumo alcolico privi di rischio.
Bibliografia
1. Piano di Azione Europeo. Per ridurre il consumo dannoso di alcol 2012-2020. WHO Collaborating Centre – Istituto Superiore di Sanità 2015
2. Testino G, Florio A, Balbinot P. Le patologie alcol correlate. Monografia del Caleidoscopio Italiano, Genova: Medical System, 2015
3. Ghiselli A. Appendice: Etanolo. Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti e energia per la popolazione Italiana (LARN). IV Revisione, CRA-NUT Roma 2015
4. Scafato E, Gandin C, Patussi V. L’alcol e l’assistenza sanitaria primaria. Linee guida cliniche per l’identificazione e l’intervento breve. Istituto Superiore di Sanità, Roma 2010
5. IARC (WHO). A review of human carcinogens. IARC Monogr Eval Carcinog Risks Hum 2012; 100: 377-503
Scoccianti C, Cecchini M, Anderson AS et al. European Code Against Cancer. Cancer Epidemio 2015; doi: 10.1016/j.canep.2015.01.007
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Documentazione e promozione della salute
Processi educativi e benessere
La pianificazione realistica di processi educativi in campo sociale, sanitario, scolastico, professionale, lavorativo, è finalizzata al benessere e alla qualità della vita se tiene conto della complessità del mondo umano e dei molteplici bisogni e desideri degli individui che lo abitano.
Il benessere, infatti, non è soltanto una questione educativa, ma deriva da una visione del mondo e dell'uomo basata sulla politica, l'etica, la scienza, la comunicazione e la relazione interpersonale.
In questa prospettiva l'educazione diventa liberazione dell'individuo dagli stereotipi del conformismo e trova concretezza in interventi che valorizzano la conoscenza, l'autostima, la gestione dell'emotività, i rapporti sociali in chiave auto-orientativa, la ricerca permanente di una formazione auto-gestita.
La significatività dell'educazione sta nel mettere insieme le scelte personali e le responsabilità sociali per permettere ad ogni persona di apprendere l'arte del vivere, magari uscendo anche dai gusci protettivi dei contesti sociali e istituzionali. La mediazione è la condizione di vita che permette di affrontare le difficoltà che ciascuno incontra nel cogliere i limiti della propria autodeterminazione e indipendenza e apprendere a leggere in essi il valore temporale del benessere umano. Nessuno al mondo può vivere ed educarsi da solo, soprattutto nella ricerca del benessere.
Bibliografia
Maturana H., Varela F., L'albero della conoscenza. Un nuovo meccanismo per spiegare le radici biologiche della conoscenza umana, Milano, Garzanti, 1992;
Schoen D.A., Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale, Bari, Dedalo, 1993;
Delors J., Nell'educazione un tesoro. Rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo Secolo, Roma, Armando, 1996;
Bruner J., La cultura dell'educazione, Milano, Feltrinelli, 1997;
Walsh F., La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina, 2008;
Botturi F., La generazione del bene. Gradualità ed esperienza morale, Milano, Vita e Pensiero, 2009.
di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS
Parliamo di resilienza
Attributi e competenze della resilienza negli infermieri
Il raggiungimento di adeguati livelli di benessere nel personale implica azioni rivolte in varie direzioni così come l’ottenimento di livelli adeguati di salute degli individui e della popolazione implica azioni di vario tipo (terapia, prevenzione e promozione). Se la persona è portatrice di un danno dovuto alle condizioni di lavoro stressanti il livello di azione sarà terapeutico. La riparazione del danno è necessariamente il primo intervento da porre in atto. L’aiuto psicologico per la riparazione del danno è il modo in cui l’organizzazione può rispondere ex post, tuttavia è chiaro che un’organizzazione che mira al benessere e alla buona efficienza del personale debba agire soprattutto prima che il danno emerga. È la prevenzione che per definizione agisce sulle cause e sulla relazione tra individuo e fattore di rischio. Individuare nell’ambiente di lavoro i rischi di stress ed eliminarli, quando possibile, o gestirli per annullare o minimizzare gli effetti negativi sul benessere delle persone, sono le azioni importanti di un’efficace prevenzione.
Il terzo ambito è la promozione della salute (ovvero del benessere). Ricordiamo che la Carta di Ottawa nella definizione di promozione della salute ci indica come “deve essere” l’individuo per poter raggiungere il benessere (forse meglio livelli soddisfacenti di benessere): «deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte».
Chi esercita una professione di aiuto, oltre allo stress che può condividere con altre professioni intellettuali, trova proprio nella relazione con il paziente la fonte principale e caratteristica dello stress legato al lavoro. La relazione è, d’altra parte, il più importante strumento di lavoro per un professionista dell’aiuto, ciò che aggiunge la qualità all’operato tecnico. Questo è vero in ogni professione sanitaria, ma diventa di cruciale importanza per l’infermiere che oggi è il professionista sanitario relazionalmente più impegnato con il paziente (Ardis, 2013).
Gli attributi di resilienza degli infermieri sono stati individuati con una revisione di letteratura (Grant, 2014):
- in un buon supporto della rete di lavoro che offre all’infermiere la possibilità di ricevere dai componenti del proprio team l’aiuto necessario per fronteggiare in modo resiliente le situazioni stressanti;
- in un'attenta capacità empatica che caratterizza in generale le persone resilienti, ma che nel sanitario assume un’importanza maggiore che in qualsiasi altra professione, per ovvi motivi;
- nella capacità di riflessione intesa come abilità nel saper indagare il “senso” del proprio operato, le proprie motivazioni e l’impatto delle proprie abilità empatiche;
- nella visione ottimistica;
- nell’intelligenza emotiva e nell’alfabetizzazione emotiva intesa come capacità di automotivarsi, persistere di fronte alle frustrazioni, controllare gli impulsi e dilazionare le gratificazioni;
- nella autocoscienza e autoefficacia;
- nella fiducia delle proprie capacità sociali, insieme ad assertività e ad un buon sviluppo di abilità comunicative e per la risoluzione dei conflitti;
- nel senso dell’umorismo come capacità di autoironia e di sdrammatizzare quando le situazioni lo consentono;
- e, infine, attributo molto importante, in una buona gestione del bilancio vita/lavoro (work-life balance).
Bibliografia
Louise Grant and Gail Kinman: (2014) Emotional Resilience in the Helping Professions and how it can be Enhanced.Health and Social Care Education 3(1), 23-34. DOI: 10.11120/hsce.2014.00040
S. Ardis, M. Marcucci. La comunicazione sanitario-paziente. Ed. Aonia, Raleigh 2013. ISBN 978-1-291-61274-5
di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS
Evidenziamoli
Abstract presentati che meritano maggiore attenzione
Unified sports e salute
Maria Mormone, Antonio Aiello
SIPS Delegazione Campania
maria.mormone@teletu.it
Lo Sport Unificato - Unified Sports - rientra in uno dei più importanti programmi di integrazione sociale, attraverso lo sport. Esso è divulgato in tutto il mondo dallo Special Olympics, l’organizzazione per persone con disabilità intellettiva più diffusa al mondo, che promuove la loro inclusione, mediante la pratica di diverse discipline.
Special Olympics, fondato da Eunice Kennedy Shriver più di 43 anni fa, oggi è presente in 185 Paesi nel mondo con:
• 2.700.000 atleti
• 25 discipline sportive
• 1.000.000 di volontari
• 1.732 giochi ogni anno
• 3.000.000 di famiglie
• 200.000 coach
Il logo dello Special Olympics indica i 5 continenti, mentre le 3 diverse posizioni delle braccia stanno ad indicare concetti diversi:
1. le braccia verso il basso rappresentano l’oppressione e l’attribuzione di significati negativi alla condizione di disabilità;
2. le braccia orizzontali sono riferite al concetto di uguaglianza, che emerge quando gli atleti provano di essere capaci di svolgere veri e propri compiti e di competere nello sport;
3. le braccia verso l’alto rappresentano la gioia degli atleti che raggiungono gli obiettivi e che sviluppano nuove abilità, attraverso le piccole e grandi vittorie, che diventano vittorie di vita.
Lo Special Olympics Italia, Associazione Benemerita del CONI e riconosciuta dal CIP, nasce venticinque anni fa e opera in tutte le regioni, dove i team locali seguono l’allenamento degli atleti, nel rispetto dei programmi internazionali e attraverso convenzioni stipulate con alcuni tra i maggiori enti di promozione sportiva italiani (CSI, CSEN, CMS Libertas, US Acli, CNS Fiamma, UISP, AICS e MSP).
Possono partecipare al programma tutti i bambini al di sopra dei 5 anni, con deficit motori o sensoriali associati alla disabilità intellettiva.
Attraverso l’organizzazione di allenamenti, competizioni atletiche ed eventi sportivi, Special Olympics si pone come mission di utilizzare lo sport, come mezzo per una piena integrazione nella società delle persone con disabilità intellettive e come obiettivi sicuramente l’apprendimento del gesto tecnico, ma soprattutto lo sviluppo psico-fisico e sociale, la crescita educativa e la promozione di comportamenti che conducono all’autonomia.
Nelle squadre sono riuniti atleti con e senza disabilità intellettiva (questi ultimi vengono definiti “partner”), con l’ambizione di far giocare insieme persone con simili abilità e con pari età, realizzando così nelle attività di allenamento e durante le gare momenti di forte inclusione.
Le disposizioni circa le composizioni dei gruppi età, abilità degli atleti e dei partner vengono definiti sulla base dei regolamenti sportivi di ciascuna disciplina. Regolamenti, metodologie di lavoro e organizzazione di gare ed eventi sportivi sono calibrati sulle potenzialità e possibilità degli atleti, offrendo così concretamente la possibilità di fare praticare qualsiasi disciplina sportiva, sia di squadra (pallavolo, basket, calcio a 5 ecc.) sia individuale (canottaggio, scherma, l’atletica leggera ecc.), ad atleti con disabilità intellettiva ed atleti partner normodotati, insieme.
Attraverso attive esperienze di “gioco insieme”, lo Sport Unificato offre agli atleti e partner un’esperienza di arricchimento tecnico, relazionale, emotivo e sociale, tramite l’instaurarsi di nuove relazioni emozionali, l’aiuto, la condivisione di momenti di difficoltà, di vittorie e di insuccessi, fornendo così il necessario dinamismo interattivo alla base del linguaggio universale dello sport, che consente di osservare le reali capacità di ogni soggetto, in modo particolare di quelli con disabilità intellettiva.
«L’atteggiamento cambia quando si osserva il mondo da un’angolazione differente».
Esperienze di così forte arricchimento personale, emotivo, sociale e di enorme valenza educativa inducono a un miglioramento della qualità della vita, accrescendo l’autostima e l’autonomia personale, riuscendo a motivare i giovani con e senza disabilità intellettiva a superare le barriere, instaurare nuove amicizie e a permettere la creazione di una società più aperta ed accogliente.
Il programma dello Special Olympics prevede la piena integrazione della persona attraverso una pratica sportiva non soggetta a selezioni, non escludente, libera dallo stress e dell’agonismo come valore assoluto, ma basata sui valori fondanti dello sport quali la socialità, l’autonomia, l’impegno, il sacrificio, il benessere e il divertimento del giocare e dello stare assieme.
Le peculiarità di tale programma lo rendono particolarmente idoneo alla scuola primaria e secondaria di primo grado e può svilupparsi in tempi medio lunghi, consentendo il superamento di stereotipi nel rapporto con la disabilità e di dare vita a gruppi realmente integrati ed inclusivi che, dall’ambito dell’attività motorio-sportiva, può trasformarsi in un nuovo “modus operandi et vivendi” in quelli che saranno uomini, donne e cittadini del futuro.
Il progetto di Special Olympics recepisce appieno le linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità (nota MIUR 4274 del 4/8/2009), in particolare nella realizzazione della dimensione inclusiva della scuola, nella tipologia di lavoro in rete (Team Special Olympics) e nella collaborazione con le famiglie.
Favorisce la multidisciplinarità rivolta all’integrazione, utilizzando tutte le potenzialità offerte dalla pratica motorio-sportiva, intesa come laboratorio di “esperienze di integrazione pratica”, dovuta alla stretta collaborazione tra bambini con e senza disabilità.
Si opera così l’attuazione del progetto di vita del bambino con disabilità, previsto nella programmazione scolastica e orientato all’inserimento nella società. Quindi lo sport è inteso come strumento relazionale, riabilitativo e sociale.
I bambini partner, rivestono un ruolo importante in quanto, sulla base dell’applicazione dei regolamenti adattati di Sport Unificato, improntano le loro azioni sulle regole del fair play.
Il partner è inteso come facilitatore del gioco dei compagni atleti, imparando così a valorizzarli, rispettandone i tempi di gioco. In tale modo si prospetta un radicale cambio di prospettiva nei confronti della diffusa esasperazione dell’importanza del risultato, specialmente in ambito sportivo, facendo così ridurre l’abbandono della pratica sportiva in età scolare e una significativa diminuzione di comportamenti devianti, quale ad esempio il bullismo.
In ragione di ciò, il giuramento dell’Atleta Special Olympics, il principio etico a cui si ispirano tutte le attività organizzate, proposte, attuate con e per gli atleti speciali, l’impegno a far scaturire in loro la voglia di dare il meglio, di non demordere, la curiosità di apprendere, il desiderio e la capacità di fare: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”.
Il testo è contenuto negli atti del meeting nazionale "La promozione della salute in tutte le politiche e professioni" Vaglio Basilicata 4-5 settembre 2015
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Call for abstract

Giornate di studio
Strategie e modelli educativi per la promozione del benessere
Prima edizione, Salerno - Sede universitaria di Fisciano
22 aprile 2016
Le delegazioni regionali SIPS della Campania, Basilicata e Lazio organizzano una giornata di studio sul tema della promozione della salute in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno, al fine di creare un’occasione di incontro e di confronto sui modelli educativi che possano valorizzare al meglio sia l’aspetto teorico, a partire dai postulati della Carta di Ottawa, sia l’aspetto delle azioni messe in atto concretamente sul territorio.
Il documento di Ottawa in realtà mette bene in chiaro il significato della promozione della salute, le strategie, le azioni, la valenza e la interdipendenza con le scelte politiche della società civile, l’interdisciplinarietà e la necessità delle interazioni di diverse professionalità e del coinvolgimento del singolo individuo per assicurare il controllo del livello di salute e la costruzione di un ambiente ad essa favorevole.
L’operatore che promuove salute può adottare modelli di intervento variabili in relazione agli obiettivi da raggiungere, il target ed il contesto di riferimento sulla scorta della propria esperienza e sensibilità secondo l’applicazione di diversi modelli pedagogico-formativi che saranno messi a confronto e condividisi nella giornata di studio.
Punto di riferimento è il Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018, che prevede le seguenti priorità:
- investire sul benessere dei giovani promuovendo un approccio olistico, basato su un forte impegno formativo e di empowerment, al fine della promozione di una crescita responsabile e consapevole attraverso l’adozione di stili di vita sani e di comportamenti di rifiuto nei confronti di qualsiasi forma di dipendenza in una logica di ricerca di un benessere psicofisico ed affettivo;
- promuovere programmi di promozione di salute basati sull’adozione consapevole di stili di vita sani e ambienti favorevoli alla salute, finalizzati a creare le condizioni per rendere facile l’adozione di comportamenti salutari;
- promuovere programmi di intervento di promozione di salute e prevenzione finalizzati a rafforzare le capacità di resilienza.
Parole chiavi per il meeting che si terrà a Fisciano sono: processo educativo, empowerment della comunità scolastica, metodologie di didattica attiva basate sulle life skill, gruppo dei pari, adulti educatori di riferimento, resilienza.
Programma provvisorio
Ore 08:00 Apertura lavori
Saluti delle autorità
Presidente Nazionale SIPS
Presidente SIPS Regione Campania
Rappresentante Università Salerno
Presidente SITD
Presidente Ordine degli Assistenti Sociali Campania
I SESSIONE 09:00 – 10:00 Metodologia didattica per la promozione delle competenze di cittadinanza attiva centrato sulla funzione dei docenti
Promozione della salute centrata sulle life skill
Cristina Faliva
Una didattica per competenze: strategia per promuovere il benessere
Tiziana Faiella
Dibattito
II SESSIONE 10:00 – 12:30 Uso dei media ed esperienze di gruppi di pari
Nuovi media e benessere: guida ad un uso consapevole (Lettura magistrale)
Giuseppe De Simone
Universo digitale e condotte Tecno-Additive
Lorenzo Savignano
Cyberbullismo e Solidarietà. Le Parole sono Pietre
Liliana Romano
Dibattito
Paesaggi futuri - gruppo dei pari, ambiente e scuola
Lucio Maciocia
Progetto E.S.C.
Maria Felicia D’Aniello e Fortunata Salerno
Dibattito
III SESSIONE 12:30 – 14:00 Promozione del benessere
Promozione del Benessere soggettivo
Sergio Ardis
Promozione del benessere organizzativo a scuola
Pasquale Costante
Life skill in strada
David Donfrancesco
Dibattito
Pausa pranzo 14:00 - 14:30
IV SESSIONE 14:30 – 18:30 Le esperienze regionali di promozione della salute: comunicazioni orali e dibattito con docente esperto
Comunicazioni orali esperienze Regionali SIPS
Comunicazioni orali esperienze Scuole
Comunicazioni orali esperienze Università
18:30 questionari ECM
19:00 Chiusura lavori
Abstract
Gli abstract possono essere inviati entro il 15 marzo 2016 utilizzando il seguente link
https://form.jotform.com/drardis/abstracti-salerno
Iscrizioni
Il meeting è gratuito e riservato ai soci SIPS in regola con il versamento della quota sociale 2016 e agli studenti dell'Università degli Studi di Salerno. Le iscrizioni saranno accettate sino ad esaurimento dei posti disponibili. Per le iscrizioni è necessario usare il seguente form.
https://form.jotform.com/drardis/fisciano-2016
ECM
Richiesti per tutte le professioni sanitarie
CFU
Saranno rilasciati secondo il regolamento dell'Università degli Studi di Salerno
Contatti
segretario@sipsalute.it
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Corso per promotori della salute – livello 1
Formazione a Distanza
Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute nella sua essenza è interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo del promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute
ECM 7,5 per tutte le professioni
Iscrizione gratuita.
Per l’iscrizione richiedere il codice gratuito a fad@sipsalute.it
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Delegazione SIPS Lombardia
Rilevazione dei bisogni dei neo-professioni
La prima fase del progetto prevede la realizzazione di un focus group con neo-laureati con differenti profili professionali che vogliono occuparsi di promozione della salute. L’obiettivo è di:
creare un’occasione in cui giovani neo-laureati con differenti profili professionali possano confrontarsi sul loro percorso professionale;
raccogliere le criticità riscontrare nel loro percorso professionale e nell’inserimento nell’ambito della promozione della salute;
presentare SIPS Lombardia e gli obiettivi di lavoro;
definire possibilità attività di supporto che SIPS Lombardia può fornire ai neo-professionisti;
raccogliere eventuali adesioni al progetto e promuovere la partecipazione attiva dei partecipanti alle fasi successive;
La partecipazione al focus group è volontaria. Il gruppo durerà circa 3 ore di tempo e si terrà tendenzialmente a Milano (verranno valutate eventualmente altre sedi regionali) in una sede facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e in un orario compatibile con gli impegni lavorativi. La partecipazione al focus-group non è vincolante rispetto alle attività successive; in quella sede le persone potranno esprimere il loro eventuale interesse per le fasi successive del progetto.
Saranno coinvolti nel focus-group:
neo-professionisti laureati da non più di 3 anni;
in qualsiasi corso di laurea inerente con la promozione della salute (assistenti sanitari, assistenti sociali, educatori, psicologi, ecc.);
con precedenti esperienze nell’area (tesi di laurea, tirocinio, volontariato, prime esperienze lavorative, ecc.).
I neo-professionisti possono comunicare la loro disponibilità attraverso il seguente link entro il 12 marzo 2016:
http://goo.gl/forms/o3gCZUEA0n
Chiediamo a tutti gli interessati di diffondere tale iniziativa.
Per ulteriori informazioni scrivere a sipslombardia@gmail.com
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