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Progettazione di una rete per la promozione della salute
Gli interventi di promozione della salute sono spesso il frutto di interventi di rete che vedono il coinvolgimento di più organizzazioni che sottoscrivono un partenariato per il raggiungimento di un obiettivo di cui si condivide la finalità.
Le motivazioni che orientano alla scelta di costituire una rete per il conseguimento dell’obiettivo posto, possono essere di natura diversa. Sicuramente un elemento che orienta alla partecipazione ad una rete è la valutazione che un valido intervento di promozione della salute coinvolge la compartecipazione di diverse professionalità difficilmente disponibili all’interno di una singola organizzazione; a tale elemento si aggiunge anche la consapevolezza dell’attore di non essere sempre in grado di rendere disponibili le risorse economiche, logistiche, temporali da allocare per il conseguimento dell’obiettivo.
Questo significa che l’opzione di fare rete può originare sia da una valutazione culturale di condivisione, che rende la scelta prioritaria e libera, sia da una valutazione di esigenze contingenti, che rende la scelta necessaria; spesso, entrambe le condizioni sono presenti, ed è chiaro che l’incidenza ed il peso che assumono le due variabili possono condizionare lo sviluppo dei percorsi progettuali e la qualità dell’intervento.
Un’azione di rete nasce, si sviluppa e progredisce sulla condivisione di un obiettivo, ma non può prescindere dalla preliminare condizione di un piano d’azione in cui siano chiari gli attori impegnati, il ruolo da essi assunto, i tempi ed i luoghi di azione. Diversamente, si possono creare aspettative ed interpretazioni che condizioneranno negativamente l’obiettivo da raggiungere in termini sia quantitativi, sia, soprattutto, qualitativi.
Costruire una rete per promuovere salute non è semplice e comporta difficoltà che possono variare con il numero e la tipologia dei partner e della loro vision. Ancor più impegnativa è la “manutenzione” continua che il sistema rete richiede, con momenti di riflessione, monitoraggio e di eventuale riprogettazione; tali interventi dipendono dal grado di complessità della rete, per cui non è facile tracciare un percorso applicabile in tutti i casi.
È però possibile individuare (Ripamonti) alcuni elementi chiave che dovrebbero essere tenuti presenti nella progettazione di una rete: il senso di appartenenza (membership), il coinvolgimento e compartecipazione (involvement), l’impegno attivo e condiviso (commitment).
Il senso di appartenenza (membership), come già accennato, può essere una scelta vocazionale-culturale, o al contrario una necessità dettata da carenze di risorse; ma può anche rappresentare l’opportunità di tessere contatti reciproci con altri attori, la possibilità di accedere a fonti di finanziamento, il desiderio di accrescere la credibilità della propria organizzazione. Il senso di appartenenza va curato con attenzione con la definizione della compatibilità degli interessi propri delle organizzazioni che concorrono alla costituzione della rete, il reale contributo in termini di risorse, quantitative e qualitative, da allocare ed ancora, le aspettative dei vari partner nei confronti dell’attività progettuale. Il consolidamento di una membership è il risultato di un processo che evolve gradualmente, a volte in modo discontinuo, ma sempre in divenire. La realizzazione di un buon livello di appartenenza e condivisione è la condizione necessaria affinché i soggetti si riconoscano nella rete e, ancor più, riconoscano la stessa rete quale soggetto collettivo con una propria e definita identità.
Il secondo elemento per lo sviluppo della rete è il coinvolgimento e la partecipazione (involvement) dei partner che abbiano deciso di far parte di una partnership e abbiano iniziato a condividere un senso di appartenenza comune. Infatti decidere di partecipare non implica, di fatto, la partecipazione effettiva.
Per incrementare l’involvement si possono individuare diversi fattori, tra i quali la definizione chiara del sistema organizzativo di riferimento, delle strategie, del ruolo dei partner, delle aspettative e dei risultati attesi, finali e parziali.
Si vuole mettere in risalto che l’attenzione e gli sforzi per implementare un coinvolgimento partecipativo non riguarda solo le organizzazioni aderenti alla rete, bensì anche quella delle persone che partecipano per conto delle stesse organizzazioni. Anzi, considerato che vengono a confronto operatori che hanno una cultura lavorativa spesso diversa, metodologie non sempre comparabili, modelli comunicativi con canali a volte non compatibili, si possono generare facilmente gelosie ed incomprensioni che possono rendersi evidenti quando si tratterà di tradurre le linee progettuali in azioni sul campo, minando gravemente gli esiti progettuali e la stessa organizzazione della rete.
È appena il caso di osservare che, oltre ad involvement interno rivolto ai partner della rete ed ai singoli partecipanti, è bene porre attenzione ad un involvement esterno rivolto alla comunità locale verso la quale è indirizzata l’azione della rete.
La finalità è quella di rendere attiva, partecipativa e protagonista la comunità locale destinataria dell’intervento, coinvolgendola attivamente per l’identificazione dei problemi, la definizione delle strategie da implementare e dei sistemi di verifica dei risultati. Tanto conferisce alla stessa comunità oggetto dell’intervento un ruolo attivo, assumendo quasi un ruolo di compartecipazione accanto ai partner della rete.
Il terzo elemento per l’implementazione di una rete è l’impegno attivo condiviso (commitment) e rappresenta il livello di investimento motivazionale necessario per trasformare l’appartenenza in impegno.
Secondo Meyer e Allen, sono identificabili tre livelli di commitment tra persone ed organizzazioni di appartenenza. Il primo configura un commitment “affective”, in cui le persone hanno scelto di essere parte dell’organizzazione percependo piacere ed orgoglio, un secondo è quello di un commitment “continuative”, in cui le persone hanno bisogno di essere nell’organizzazione per cui devono necessariamente accettarne i vincoli, ed infine un commitment “normative” in cui i soggetti non possono fare a meno di essere parte dell’organizzazione per cui si avvertono ancor di più gli obblighi del rapporto.
Promuovere l’impegno attivo condiviso non è un compito facile considerato che ogni singola persona coinvolta porta nella rete il suo grado di commitment che ha con l’organizzazione di appartenenza e che deve stabilirsi un nuovo equilibrio nel contesto delle azioni da condividere tra soggetti con motivazioni, interessi ed aspettative che possono essere molto diverse.
In conclusione, lo sviluppo dei descritti tre elementi, il senso di appartenenza (membership), il coinvolgimento e compartecipazione (involvement), l’impegno attivo e condiviso (commitment), appaiono criteri utili per la “progettazione” di una rete, ma forse ancor di più sono da considerare elementi necessari per la “manutenzione” della stessa rete e la verifica dei livelli raggiunti. In altre parole tali elementi sono alla base per la configurazione di interventi di rete efficaci ed efficienti che facilitano l’assunzione da parte dei soggetti coinvolti della consapevolezza del ruolo svolto, dall’impegno e dalla responsabilità assunta non solo verso i partner della rete ma soprattutto verso la comunità a cui è rivolta l’azione progettuale.
L’intreccio e l’evoluzione dinamica di questi elementi produce una progressiva e consapevole assunzione di responsabilità verso l’obiettivo da raggiungere, aumenta il grado di collaborazione tra le parti, favorendo così l’empowerment collettivo.
Bruno Aiello - Socio SIPS, Delegazione Campania
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Documentazione e promozione della salute
Il dialogo e il benessere
La ricerca del benessere umano richiede che l'individuo faccia propria una visione antropologica che gli permetta di comprendere se stesso, di riconoscere l'altro e di accoglierne l'esistenza, di dar vita insieme a lui a un dialogo costruttivo aperto alla relazione interpersonale e alla cooperazione sociale.
La vita non sorge già formata con la vita che sorge e ogni individuo vivendo comincia a capirne il vero valore e conquistarne le immense risorse e opportunità.
La consapevolezza di sé e la responsabilità verso gli altri sono le dimensioni inseparabili a cui ognuno affida la piena realizzazione del proprio e dell'altrui benessere.
L'unione ferma e duratura tra coscienza e responsabilità contribuisce a creare e a consolidare quel clima di fiducia che è necessario per garantire un rapporto autentico e produttivo tra gli individui, basato sulla incondizionata accettazione dell'altro e non solo sulla scoperta della ricchezza delle possibilità ambientali e dei limiti tormentati dell'esistere.
Il dialogo perciò non può mai essere inteso soltanto come una modalità psicologica di entrare in relazione con l'altro e affrontare il mondo, ma è più propriamente come una esigenza sostanziale che connota radicalmente l'orizzonte esistenziale di ogni uomo.
Bibliografia
Buber M., Il principio dialogico e altri saggi, Milano, San Paolo, 1993;
Buber M., Discorsi sull'educazione, Roma, Armando, 2009;
Ducci E., Essere e comunicare, Roma, Anicia 2002;
Illiceto M, La persona: dalla relazione alla responsabilità, Troina (EN), Città Aperta, 2008;
Mounier E., Il personalismo, Roma, AVE, 2004;
De Angeli A., Il maestro, Massa, Ceccotti, 2016.
di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS
Parliamo di resilienza
La mindfulness per la resilienza dei medici specializzandi
La mindfulness è uno strumento sempre più frequentemente proposto per affrontare lo stress, compreso lo stress dei sanitari che prelude alla sindrome da burn-out e come training per accrescere la resilienza.
I medici che frequentano le scuole di specializzazione sono particolarmente esposti a stress che può condurre ad una vera e propria condizione di burn-out.
Il burn-out non ha ricadute solo sul medico specializzando, ma anche sui suoi pazienti e sulla collettività in generale. Le fonti di stress per gli specializzandi vengono divise in tre categorie: 1) situazionali (carichi di lavoro, deprivazione di sonno, ambiente formativo non stimolante), 2) personali (familiari, isolamento e basso reddito), 3) professionali (peso della responsabilità verso i pazienti e difficoltà nelle informazioni da dare a questi).
Alti livelli di burn-out sono causa di minore efficacia nelle cure dei pazienti.
Aggiungere training per la gestione dello stress all’interno dei curricula formativi degli specializzandi potrebbe risultare utile a questi medici per affrontare lo stress del periodo formativo, per sviluppare competenze per la loro futura carriera e forse per prevenire lo stress.
Uno studio pubblicato nel 2015 (Goldhagen) ha valutato l’efficacia di un training di resilienza basato sulla mindfulness in un campione di specializzandi (in medicina di famiglia, psichiatria e anestesia).
L’indagine prevedeva una valutazione pre training, una post e un follow-up dopo un mese dalla fine del training.
Lo studio ha mostrato che la maggior parte degli specializzandi hanno livelli di stress normali, tuttavia le donne del campione hanno presentato livelli di stress significativamente più alti. La maggior parte degli specializzandi hanno ottenuto punteggi anormali alla scala di burn-out. Sebbene non ci siano cambiamenti significativi a breve termine su stress e burn-out, una tendenza alla diminuzione dello stress è stata osservata nelle donne che all’inizio presentavano alti punteggi di stress, in particolare le donne al primo e secondo anno di corso.
Lo studio ha portato alla conclusione che gli specializzandi sono sottoposti ad elevati livelli di burn-out e che questi alti livelli si correlano ad alti punteggi di stress autovalutati.
Gli autori suggeriscono dei possibili benefici di un training basato sulla mindfullness per le donne del primo e del secondo anno di specializzazione.
Questa differenza di genere nelle conclusioni dovrebbe stimolarci a riflettere su una possibile “promozione della salute di genere” in linea con quanto sta accadendo con la medicina di genere. In analogia alla medicina di genere che sta spingendo la ricerca verso una valutazione che guardi alle differenti risposte dei due sessi per favorire trattamenti sempre più efficaci per il singolo genere, forse anche la promozione della salute dovrebbe iniziare a fare ricerca che tenga conto della differenza di genere.
Bibliografia
Goldhagen BE, Kingsolver K, Stinnett SS, Rosdahl JA. Stress and burnout in residents: impact of mindfulness-based resilience training. Advances in Medical Education and Practice. 2015;6:525-532. doi:10.2147/AMEP.S88580.
di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS
Evidenziamoli
Abstract presentati che meritano maggiore attenzione
GIOCOSALUTE: LA PROMOZIONE DELL’ATTIVITÀ FISICA
NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E PRIMARIA
Serafina Perilli,1 Filomena Lo Sasso1, Francesco Saverio Negrone1, Angela Smaldone1,
Anna Maria Orrù1, Pasquale Biscione1, Vincenzo Colonnese1, GraziaGuerrieri2
1Azienda Sanitaria Locale di Potenza, 2Istituto comprensivo Laurenzana
saperilli@libero.it
La prevalenza di alcune malattie croniche è in aumento nell’età infantile e la percentuale di bambini che presentano abitudini poco salutari è in crescita. Sedentarietà e obesità infantile sono problemi sanitari emergenti, troppo spesso sottovalutati. L’obesità infantile interessa anche la Basilicata, infatti il 40,3% dei bambini lucani presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. I dati raccolti con l’indagine OKkio alla Salute hanno evidenziato che i bambini della Basilicata fanno poca attività fisica e sono molto diffuse tra i bambini le attività sedentarie. Solo il 57% dei bambini lucani, di fatto, ottempera alle raccomandazioni sul tempo massimo da dedicare alle attività sedentarie. Molti genitori, in particolare quelli di bambini sovrappeso ed obesi, sembrano non valutare correttamente il livello di attività fisica e la quantità di cibo assunta dai propri figli. Promuovere stili di vita corretti rappresenta un obiettivo prioritario per la sanità pubblica, in quanto garantisce nel bambino, e successivamente nell’adulto, più salute, maggiore sopravvivenza e migliore qualità della vita. La letteratura indica che gli interventi di prevenzione, per essere efficaci, devono prevedere il coinvolgimento della scuola e della famiglia, attraverso programmi integrati, che coinvolgano diversi settori e ambiti sociali, e multicomponenti, che mirino ad aspetti diversi della salute del bambino, quali alimentazione, attività fisica, prevenzione di fattori di rischio legati all’età, con l’obiettivo generale di promuovere l’adozione di stili di vita più sani. Il movimento è importante sia per lo sviluppo fisico che psicologico del bambino: esso favorisce una crescita armonica, migliora l’agilità e la coordinazione, accresce l’autostima, l’autonomia e la socializzazione, favorisce l’apprendimento e riduce l’ansia per la prestazione scolastica, educa ad un buon controllo emotivo, abitua al rispetto delle regole e aiuta a prevenire l’obesità e altre malattie croniche anche nell’età adulta. Un modo semplice, efficace e gradevole per intervenire sullo stile di vita dei bambini è quello di fornire loro l’opportunità di fare movimento non solo nelle ore dedicate allo sport e all’educazione motoria, ma in tutte le occasioni possibili. Il gioco all’aperto rappresenta un’occasione eccellente di movimento. La scuola può far conoscere i giochi di movimento e, con l’aiuto degli insegnanti, possono essere acquisiti nuove attività ludiche, non potendo dare per scontato che i bambini abbiano acquisito già un sufficiente bagaglio di competenze e conoscenze sui giochi di movimento. Attraverso questo tipo di attività motoria il bambino sperimenta il piacere di muoversi, di giocare e di divertirsi insieme agli amici. Questa attività favorisce la socializzazione e l’integrazione di soggetti svantaggiati e di soggetti di culture e nazionalità differenti.
Target, finalità ed obiettivi
Il programma si rivolge agli alunni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Il programma ha la finalità di contrastare la sedentarietà infantile ed si pone gli obiettivi di stimolare i bambini al movimento all’aria aperta, favorire la socializzazione, l’integrazione e l’intercultura e creare una raccolta dei giochi di movimento.
Modalità di attuazione
Il programma è stato messo a punto dal Gruppo di Lavoro di Educazione alla Salute dell’U.O.C. di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria Locale di Potenza. È stato poi condiviso con la rete delle scuole che promuovono salute ed in particolare con la rete di scuole che promuovono l’attività fisica. È stato costituito un gruppo di lavoro formato dai medici dell’Azienda Sanitaria Locale di Potenza e dai docenti referenti delle scuole.
Il personale sanitario ha realizzato un percorso informativo rivolto ai docenti referenti, sull’importanza dell’attività fisica per lo stato di benessere psicofisico, illustrando inoltre le modalità di attuazione del percorso educativo.
Sono stati individuati i luoghi destinati ai giochi in strada in ogni quartiere di paese o città. I docenti hanno realizzato un percorso ludicodidattico, una ricerca ed una raccolta in un opuscolo delle schede dei giochi di movimento.
Alla fine dell’anno scolastico è stata organizzata una giornata, dedicata alle dimostrazioni pratica dei giochi, che ha coinvolto tutta la comunità scolastica ed ha visto anche la partecipazione dei genitori.
Risultati
Nell’anno scolastico 2014-2015, il programma ha coinvolto l’Istituto Comprensivo di Laurenzana - Plesso di Calvello. Con la somministrazione di un questionario è stato rilevato che nei bambini il tempo destinato al movimento è aumentato e che l’attività progettuale ha trovato un alto gradimento nei bambini, nei genitori e nel corpo docente. È stato realizzato un opuscolo con la raccolta dei giochi ed è stato realizzato un video che mostra l’esecuzione dei giochi a scuola.
Conclusioni
Gli interventi di promozione dell’attività motoria coronati da maggior successo sono quelli integrati, che vedono la partecipazione di famiglie, scuole, operatori della salute e comunità, quelli multicomponenti, che promuovono l’attività fisica, la diminuzione della sedentarietà, la sana alimentazione, la formazione dei genitori e l’educazione nutrizionale, e quelli che hanno durata pluriennale. Per essere efficace tale educazione deve focalizzarsi sulla valorizzazione del ruolo attivo del bambino, della sua responsabilità personale e sul potenziamento delle life skills. I genitori devono essere coinvolti attivamente nelle attività di promozione di sani stili di vita, sia per favorire l’acquisizione di conoscenze sui fattori di rischio, che possono ostacolare la crescita armonica del proprio figlio, sia per facilitare lo sviluppo di processi motivazionali e di consapevolezza. La condivisione tra insegnanti e genitori delle attività realizzate in classe può contribuire a sostenere in famiglia le iniziative avviate a scuola, aiutando i bambini a mantenere uno stile di vita equilibrato nell’arco dell’intera giornata. Per promuovere la pratica dell’attività fisica tra i bambini è essenziale programmare azioni di sanità pubblica in modo coordinato e condiviso tra enti, istituzioni e realtà locali, ma è altrettanto importante rendere l’ambiente urbano a misura di bambino, aumentando i parchi pubblici, le aree pedonali e le piste ciclabili, così da incentivare il movimento all’aria aperta. La partecipazione di istituzioni e di organizzazioni pubbliche e private, nonché dell’intera società, rappresenta una condizione fondamentale affinché la possibilità di scelte di vita salutari non sia confinata alla responsabilità della singola persona o della singola famiglia, ma piuttosto sia sostenuta da una responsabilità collettiva.
Il testo è contenuto negli atti del meeting nazionale "La promozione della salute in tutte le politiche e professioni" Vaglio Basilicata 4-5 settembre 2015
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Giornate di studio
Strategie e modelli educativi per la promozione del benessere
Prima edizione, Salerno - Sede universitaria di Fisciano
22 aprile 2016
Le delegazioni regionali SIPS della Campania, Basilicata e Lazio organizzano una giornata di studio sul tema della promozione della salute in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno, al fine di creare un’occasione di incontro e di confronto sui modelli educativi che possano valorizzare al meglio sia l’aspetto teorico, a partire dai postulati della Carta di Ottawa, sia l’aspetto delle azioni messe in atto concretamente sul territorio.
Il documento di Ottawa in realtà mette bene in chiaro il significato della promozione della salute, le strategie, le azioni, la valenza e la interdipendenza con le scelte politiche della società civile, l’interdisciplinarietà e la necessità delle interazioni di diverse professionalità e del coinvolgimento del singolo individuo per assicurare il controllo del livello di salute e la costruzione di un ambiente ad essa favorevole.
L’operatore che promuove salute può adottare modelli di intervento variabili in relazione agli obiettivi da raggiungere, il target ed il contesto di riferimento sulla scorta della propria esperienza e sensibilità secondo l’applicazione di diversi modelli pedagogico-formativi che saranno messi a confronto e condividisi nella giornata di studio.
Punto di riferimento è il Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018, che prevede le seguenti priorità:
- investire sul benessere dei giovani promuovendo un approccio olistico, basato su un forte impegno formativo e di empowerment, al fine della promozione di una crescita responsabile e consapevole attraverso l’adozione di stili di vita sani e di comportamenti di rifiuto nei confronti di qualsiasi forma di dipendenza in una logica di ricerca di un benessere psicofisico ed affettivo;
- promuovere programmi di promozione di salute basati sull’adozione consapevole di stili di vita sani e ambienti favorevoli alla salute, finalizzati a creare le condizioni per rendere facile l’adozione di comportamenti salutari;
- promuovere programmi di intervento di promozione di salute e prevenzione finalizzati a rafforzare le capacità di resilienza.
Parole chiavi per il meeting che si terrà a Fisciano sono: processo educativo, empowerment della comunità scolastica, metodologie di didattica attiva basate sulle life skill, gruppo dei pari, adulti educatori di riferimento, resilienza.
Programma provvisorio
Ore 08:00 Apertura lavori
Saluti delle autorità
Presidente Nazionale SIPS
Presidente SIPS Regione Campania
Rappresentante Università Salerno
Presidente SITD
Presidente Ordine degli Assistenti Sociali Campania
I SESSIONE 09:00 – 10:00 Metodologia didattica per la promozione delle competenze di cittadinanza attiva centrato sulla funzione dei docenti
Promozione della salute centrata sulle life skill
Cristina Faliva
Una didattica per competenze: strategia per promuovere il benessere
Tiziana Faiella
Dibattito
II SESSIONE 10:00 – 12:30 Uso dei media ed esperienze di gruppi di pari
Nuovi media e benessere: guida ad un uso consapevole (Lettura magistrale)
Giuseppe De Simone
Universo digitale e condotte Tecno-Additive
Lorenzo Savignano
Cyberbullismo e Solidarietà. Le Parole sono Pietre
Liliana Romano
Dibattito
Paesaggi futuri - gruppo dei pari, ambiente e scuola
Lucio Maciocia
Progetto E.S.C.
Maria Felicia D’Aniello e Fortunata Salerno
Dibattito
III SESSIONE 12:30 – 14:00 Promozione del benessere
Promozione del Benessere soggettivo
Sergio Ardis
Promozione del benessere organizzativo a scuola
Pasquale Costante
Life skill in strada
David Donfrancesco
Dibattito
Pausa pranzo 14:00 - 14:30
IV SESSIONE 14:30 – 18:30 Le esperienze regionali di promozione della salute: comunicazioni orali e dibattito con docente esperto
Comunicazioni orali esperienze Regionali SIPS
Comunicazioni orali esperienze Scuole
Comunicazioni orali esperienze Università
18:30 questionari ECM
19:00 Chiusura lavori
Abstract
Gli abstract possono essere inviati entro il 15 marzo 2016 utilizzando il seguente link
https://form.jotform.com/drardis/abstracti-salerno
Iscrizioni
Il meeting è gratuito e riservato ai soci SIPS in regola con il versamento della quota sociale 2016 e agli studenti dell'Università degli Studi di Salerno. Le iscrizioni saranno accettate sino ad esaurimento dei posti disponibili. Per le iscrizioni è necessario usare il seguente form.
https://form.jotform.com/drardis/fisciano-2016
ECM
Richiesti per tutte le professioni sanitarie
CFU
Saranno rilasciati secondo il regolamento dell'Università degli Studi di Salerno
Contatti
segretario@sipsalute.it
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Corso per promotori della salute – livello 1
Formazione a Distanza
Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute nella sua essenza è interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo del promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute
ECM 7,5 per tutte le professioni
Iscrizione gratuita.
Per l’iscrizione richiedere il codice gratuito a fad@sipsalute.it
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