*|MC:SUBJECT|*
Numero 45 aprile 2016

 
Archivio news

 

Se non vedi l'immagine contatta il tuo CEDSocietà Italiana per la Promozione della Salute
www.sipsalute.it

In questo numero
Segui la SIPS su Facebook
Segui la SIPS su Facebook

Promozione della salute del bambino
Investire negli interventi precoci per lo sviluppo del bambino: un’opportunità per i genitori, professionisti e per le istituzioni

I primi anni di vita di un bambino rappresentano una finestra di opportunità per affrontare le diseguaglianze e migliorare gli esiti in salute che si manifesteranno in seguito nella vita. Numerosi studi evidenziano come le diseguaglianze inizino anche prima della nascita, si consolidino nei primi anni di vita e al momento nella scuola primaria esistano già differenze nello sviluppo dei bambini. Più di 200 milioni di bambini di meno di 5 anni che vivono nei paesi a basso o medio reddito non riescono a raggiungere il loro potenziale di salute, poiché subiscono le conseguenze negative della povertà, dei deficit nutrizionali e della scarsa scolarizzazione. (Grantham-McGregor,  2007).
 
Le neuroscienze, le scienze sociali ed economiche sottolineano l’importanza di investire nei primi anni di vita, in quanto le esperienze precoci agiscono sullo sviluppo del cervello e queste hanno implicazioni anche sul futuro della società. In particolare i primi 1000 giorni di vita, dalla gravidanza al secondo anno di vita del bambino, sono fondamentali non solo per la salute dell’individuo e lo sviluppo fisico, ma anche per lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo. Eventi nei primi anni di vita giocano un ruolo fondamentale nella costruzione del capitale umano, possono spezzare il ciclo della povertà e promuovere la produttività economica eliminando le disparità sociali e le ingiustizie.
 
L’Early childhood development (ECD), letteralmente  “sviluppo precoce del bambino”, ma che si può tradurre operativamente in  “interventi precoci per lo sviluppo del bambino”, si basa sul concetto che lo sviluppo del bambino avviene in relazione a stimoli sociali e relazionali, che condizionano il numero e la tipologia delle connessioni neuronali e delle reti neurali, che permettono al bambino di sviluppare competenze e in definitiva di apprendere. L’ECD tiene conto, oltre che della plasticità cerebrale nei primi mesi e anni di vita e della precocità delle competenze del bambino, della qualità delle relazioni precoci con le figure primarie di riferimento.
 
Durante i primi anni di vita, ci sono quattro aree critiche per lo sviluppo: fisico, cognitivo, linguistico e socioemozionale. I bambini si sviluppano velocemente nei primi anni di vita e uno sviluppo negativo o positivo in ognuna di queste aree ha implicazioni per il benessere, la capacità scolastica e il futuro successo nella vita. I benefici potenziali del promuovere l’Early childhood development (ECD) sono il miglioramento cognitivo, migliori esiti scolastici e l’aumentata produttività durante la vita.
 
Le esperienze precoci hanno quindi effetti a lungo termine e una crescente mole di letteratura indica che il ritorno economico e sociale degli investimenti nelle prime epoche della vita è più consistente di quello nelle età successive. Evidenza questa che con tutta probabilità è destinata a rafforzarsi in considerazione delle nuove conoscenze sulle origini precoci delle malattie croniche dell’adulto. I benefici di tali investimenti sia per il singolo bambino e sia per l’intera società si accumulano e possono anche influenzare diversi obiettivi di politiche pubbliche, come l’aumento di lavoro femminile, il raggiungimento della popolazione più marginalizzate e la riduzione del trasferimento della povertà da una generazione all’altra (Naudeau, 2011).
 
L’ECD, una delle strategie principali per la salute, nutrizione e protezione sociale, rappresenta una sfida per le politiche, sia per la sua natura intersettoriale, sia per la necessità di raggiungere una varietà di portatori di interesse sia infine per la possibilità di influenzare gli esiti. Le organizzazioni internazionali, come OMS e UNICEF, promuovono lo sviluppo di sinergie a livello di istituzioni, società civile, comunità e altri soggetti volte a progettare e implementare programmi basati su prove di efficacia intersettoriali e politiche che aiutano i bambini piccoli a sviluppare a pieno le proprie potenzialità. Invest Early, Invest Smartly, Invest for All, ossia investire precocemente, in modo efficiente e inclusivo, sono i tre pilastri della Strategia per l’educazione 2020 della Banca Mondiale Learning for All.
 
 
Le politiche settoriali che influenzano gli esiti dell’ECD includono l’assistenza sanitaria e gli standard igienici, la corretta nutrizione, l’educazione, la riduzione della povertà e la protezione sociale e dei diritti dei bambini. Possono essere indirizzate alla donna in gravidanza, al bambino, a chi si prende cura dei bambini o alla famiglia come un intero. Gli interventi possono essere attivati in ambienti diversi, ossia la casa, nei servizi educativi, in ospedale o a livello comunitario. I servizi e gli operatori a contatto con i genitori possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere buone pratiche sullo sviluppo del bambino per le quali vi è evidenza di efficacia.
 
Il premio Nobel Heckman (2006) ha dimostrato come i programmi che investono nei bambini piccoli in particolare se svantaggiati rappresentano "... una rara iniziativa di politica pubblica che promuove l'equità e la giustizia sociale e allo stesso tempo la produttività nell'economia e nella società in generale.” La Commissione sui determinanti sociali di stati di salute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che è possibile colmare il divario dell’iniquità in una generazione, purché si cominci con un approccio mirato ai primi anni della vita, cioè "equità fin dall'inizio" (CSDH, 2008). 

Grantham-McGregor et al, Developmental potential in the first 5 years for children in developing countries Lancet. 2007; 369(9555): 60–70
Naudeau et al. Investing in Young Children: An Early Childhood Development Guide for Policy Dialogue and Project Preparation  The International Bank for Reconstruction and Development / The World Bank 2011
Nobel Heckman (Skill Formation and the Economics of Investing in Disadvantaged Children Science, Science.2006;(312):1901-2
CSDH (2008). Closing the gap in a generation: health equity through action on the social determinants of health. Final Report of the Commission on Social Determinants of Health. Geneva, World Health Organization, 2008


Maria Enrica Bettinelli - Direttivo Nazionale SIPS

La promozione della salute nelle attività sportive

Abbiamo letto in questi giorni la notizia della morte, durante la maratona di Milano, di un runner ventottenne. Ancora un caso che va ad aggiungersi al discreto numero di morti improvvise nello sport (MIS), succedutesi tragicamente negli ultimi anni.
Eventi sempre drammatici, che colpiscono profondamente l'opinione pubblica, specie quando si tratta, come in questa circostanza, di giovani vite, apparentemente in ottima salute, e specie se l'atleta è di alto livello o ancor più se famoso.
Appare evidente che non è sempre facile conoscere la reale causa di queste morti, fino a che una autopsia ed un esame tossicologico non avranno dato, se la daranno, una risposta certa e incontestabile.
Escludendo a priori l'uso di sostanze dopanti, anche se in certi casi può essere il primus movens, possiamo solo fare delle ipotesi, sulla base di quelle che sono le conoscenze della medicina dello sport, cardiologia in particolare, visto che la maggior parte delle morti improvvise nel giovane atleta sono da imputare a malformazioni cardiache congenite, genetiche o acquisite, niente affatto rare come si potrebbe credere.
Quelle congenite, abbastanza presenti, solo di rado non si manifestano precocemente e di solito sono evidenziabili, già al momento della nascita, allo screening cardiologico preventivo, ormai in uso quotidiano nelle unità di neonatologia dei nostri ospedali. Semmai sfuggissero sarebbero quasi certamente rilevate agli esami anamnestici, obiettivi e strumentali effettuati per l'idoneità di pre-partecipazione allo sport, che è rimasto ormai l'unico "check point" di massa per i giovani, dopo l'abolizione della medicina scolastica e della visita di leva.
Fra queste, la più temibile in assoluto è sicuramente l'anomalia congenita delle coronarie, che aumenta di circa 80 volte il rischio potenziale di MIS nei portatori, spesso asintomatici, oggi ben evidenziabile con i più moderni sistemi ecocardiografici, ormai diffusi in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Ma anche la pre-eccitazione cardiaca (WPW), relativamente rara, le valvulopatie e le altre malformazioni organiche della struttura cardiaca, sicuramente un po' più presenti presenti nella popolazione, non sono affatto da trascurare.
Quelle genetiche sono invece molto più insidiose e infide, perché i loro sintomi si possono manifestare a qualsiasi età, spesso in modo acuto e addirittura con possibile esito fatale subito al primo flash sintomatologico. Parliamo delle malattie dei canali ionici, scoperte solo da pochissimi anni: la sindrome di Brugada e quelle del QT lungo e del QT corto, la Tachicardia ventricolare catecolaminergica; o quelle organiche come la Cardiomiopatia ipertrofica (CMI) e la Displasia aritmogena del ventricolo destro (CMAVD) che, per citare un esempio ben noto a tutti, fu in causa nel caso Morosini. Anche se non proprio sempre, queste situazioni possono comunque essere evidenziabili agli esami di base dei protocolli, fin dal primo approccio.
Fra le patologie cardiache acquisite spicca sicuramente la temibile "miocardite", che può insorgere in qualsiasi momento nella vita dell'atleta, in seguito anche ad una banale malattia infettiva insorta in altri organi (influenza, altre virosi, tonsillite, sinusite, ascesso dentario, ecc.) quando il virus o il batterio si trasferiscono poi per tropismo al tessuto cardiaco e producono un'alterazione che può causare gravi aritmie maligne legate soprattutto allo sforzo. Patologia subdola, talvolta quasi del tutto asintomatica, che spesso solo il test ergometrico del protocollo (step-test) ed un conseguente ecocardiogramma possono far sospettare o evidenziare.
Negli atleti ultratrentacinquenni invece la causa più frequente di MIS è legata alle coronaropatie aterosclerotiche, ovviamente acquisite soprattutto per stili di vita assolutamente errati (sedentarietà, obesità, ipercolesterolemia, fumo, alcool, ecc).
Condizioni, come già scritto, molto spesso misconosciute, latenti, subdole e davvero insidiose, che possono creare seri problemi nelle comuni attività quotidiane di ognuno, ma che diventano esplosive in coloro che praticano un'attività fisica, a qualsiasi livello prestazionale.
È infatti scientificamente provato che un evento di morte cardiaca improvvisa richiede quasi sempre due condizioni inscindibili: 1- un esercizio fisico di adeguata intensità e 2 - un substrato patologico generalmente di natura cardiovascolare.
La prima condizione, da sola, non sarebbe in grado di provocare mai un danno sostanziale, al massimo un crollo per stanchezza estrema. L'aggiunta invece del secondo elemento ad uno sforzo fisico consistente renderebbe la miscela assolutamente letale.
Quindi si impongono, a scopo preventivo di questi eventi, regole particolari di selezione, soprattutto cardiologica, per coloro che devono essere avviati ad una attività sportiva o fisica, soprattutto se intensa e continuativa.
La normativa italiana, antesignana e maestra in questo settore a livello mondiale, da molti decenni ha previsto severi controlli obbligatori, con protocolli di indagine routinari, soprattutto in coloro che praticano attività sportiva a livello agonistico e non agonistico negli ambiti ufficiali del CONI e degli Enti di promozione sportiva (sono escluse le attività fisiche ludico-ricreative, per intendersi quelle effettuate per la fitness). Tutto questo ha permesso di ridurre drasticamente negli atleti il numero delle morti improvvise (di ben 10 volte dopo l'introduzione del DM del 1982), ma, come spesso accade in medicina, a volte qualcosa sfugge e non sempre è colpa del medico o degli strumenti, ma talvolta anche dell'atleta che non riferisce volentieri eventuali sintomi sospetti, per timore di dover fare esami più complessi e soprattutto di dover sospendere l'attività sportiva, in attesa degli esiti. Una anamnesi personale e familiare più realistica possibile da parte dell'atleta, senza alcuna omissione, è condizione essenziale per sospettare un qualsiasi fattore di rischio spesso asintomatico e non conosciuto.
Tutto questo però deve passare giocoforza attraverso una crescita culturale e di coscienza di un mondo, quello dello sport, legato troppo spesso ad interessi economici, di prestigio, di estremo quasi cocente bisogno di emergere a tutti i costi, spesso purtroppo a costo della salute o della vera e propria sopravvivenza. Una crescita che deve comprendere, quando si tratta di atleti minorenni, soprattutto i genitori, non sempre coscienti dei pericoli e troppo spesso iperreattivi verso eventuali controlli più approfonditi.


Franco Simoni - Socio SIPS, Delegazione Toscana
Le rubriche

Documentazione e promozione della salute
Luoghi di vita e relazioni nell'infanzia

Il benessere dei bambini è legato anzitutto alla complessità e alla qualità delle dimensioni materiali e immateriali proprie dei differenti luoghi in cui essi affrontano i loro vissuti personali e sociali (casa, automobile, nido, scuola, ospedale, ambulatorio, parco, centro commerciale, condominio, quartiere, villaggio, città, ecc.). Sul loro benessere incidono, in modo particolare, gli specifici rapporti che essi imparano ad instaurare con le figure umane significative (madre, padre, coppia genitoriale, fratelli, nonni, educatori, medici, infermieri, operatori socio-sanitari, ecc.).
In tali luoghi e attraverso tali relazioni, infatti, ciascun bambino acquisisce il suo modo originale di pensare, di sentire, di agire, di comunicare, che resta unico per quell'individuo e viene a rappresentare per sempre il contesto all'interno del quale ciascuno riflette ed elabora tutte le manifestazioni successive e conseguenti della propria esistenza.
Gli ambienti di vita e le relazioni umane sono, perciò, da descrivere e da valutare in modo accurato e rigoroso, secondo una prospettiva olistica e multidimensionale. Coloro che educano il bambino devono tener presente che ambienti e relazioni sono un vero e proprio oggetto del discorso educativo e non soltanto la cornice in cui vedere realizzati i desideri e gli obiettivi programmati tramite processi e orientamenti formativi.
La relazione, in particolare, va colta nel suo ruolo nevralgico in quanto è storia di interazioni, è storia di microscambi indispensabili per lo sviluppo di competenze cruciali già nel periodo prescolare (riposo, alimentazione, gioco, ecc.).
Non si dimentichi, in proposito, che i genitori, gli educatori, gli insegnanti, il personale socio-sanitario adottano nei confronti di ciascun bambino, non solo intenzionalmente, stili particolari che sono all'origine di quel linguaggio attraverso il quale ogni bambino definisce e ridefinisce costantemente i propri interlocutori, l'organizzazione della propria operosità e delle proprie prassi, la identificazione tra l'altro degli scopi stessi del benessere e della salute umana nella vita quotidiana.


Bibliografia

Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Bologna, il Mulino, 1979;
Bruner J.S., La cultura dell'educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Milano, Feltrinelli, !996;
Rogoff B., La natura culturale dello sviluppo, Milano, Raffaello Cortina, 2003;
Shulman B. H., Mosak H.H, Manuale per l'analisi dello stile di vita, Franco Angeli, Milano, 2008.

di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS

 
Parliamo di resilienza

Stress e benessere negli studenti di medicina

È noto che gli studenti di medicina sono esposti ad alti livelli di distress che si correlano frequentemente a depressione, ansia, disturbi dell'alimentazione e abuso di sostanze. Questi livelli di stress e problemi di salute mentale sono maggiori rispetto alla popolazione generale. Inoltre vari studi dimostrano che i medici e gli studenti di medicina sono meno propensi a ricercare cure sanitarie quando hanno problemi che le renderebbero necessarie. La peggiore conseguenza di questa situazione è il più alto tasso di suicidio tra i medici rispetto alla popolazione generale. Il maggior tasso di suicidio dei medici è esteso anche purtroppo agli studenti di medicina, come dimostrato da alcuni studi condotti su vasta scala che hanno compreso sia studenti che medici. I bassi livelli di salute mentale che si possono ritrovare negli studenti di medicina impongono un'attenta valutazione di possibili strategie per migliorarne il benessere.
Alla luce di queste premesse è stato realizzato uno studio pilota, pubblicato lo scorso mese, (Bore, 2016) al fine individuare gli eventuali fattori predittivi di stress psicologico e benessere degli studenti della facoltà di medicina. Nella ricerca sono stati esaminati 127 studenti con un complesso questionario che andava a indagare le condizioni che potevano costituire fattori predittivi di stress e di benessere. Anche questo studio ha mostrato un'importante presenza di distress psicologico fra gli studenti di medicina che hanno partecipato allo studio. Le donne sono risultate significativamente più stressate rispetto agli studenti maschi e alla popolazione generale. Le variabili esogene esaminate all'interno del contesto educativo sono risultate ininfluenti. In particolare non è stata rilevata nessuna influenza significativa relativa al contesto abitativo, alla condizione di single o di accompagnato, alla specializzazione che avrebbero voluto intraprendere. Questi parametri sono risultati ininfluenti sia per quanto riguarda lo stress che per quanto riguarda il benessere. Viceversa sono stati trovati livelli maggiori di stress negli studenti che studiavano per più ore oppure impegnavano più tempo all'università e anche negli studenti che erano impegnati in lavori sia pagati che volontari, così come in chi aveva problemi economici.
Fra i fattori psicologici il basso autocontrollo è risultato predittivo di maggior uso di alcol e cannabis.
Fra i tratti di personalità più significativi è risultata la resilienza emotiva che insieme al supporto sociale rappresentano nello studio i fattori predittivi di migliore gestione dello stress e di benessere.
In conclusione gli autori dello studio enfatizzano l'importanza dell'introduzione di training per incrementare la resilienza negli studenti di medicina.



Bibliografia

Bore M, Kelly B, Nair B. Potential predictors of psychological distress and well-being in medical students: a cross-sectional pilot study. Advances in Medical Education and Practice. 2016;7:125-135. doi:10.2147/AMEP.S96802.


di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS

 


Evidenziamoli

Abstract presentati che meritano maggiore attenzione

A scuola di salute

Il progetto lifeskills training Lombardia come occasione di apprendimento cooperativo per operatori e insegnanti.

Francesca Mercuri,1 Veronica Velasco1, Mariella Antichi1, Elena Paganini1, Corrado Celata2
1Osservatorio Regionale sulle Dipendenze - Eupolis Lombardia, 2ASL Milano
mercuri.fra@gmail.com


 
La promozione della salute degli studenti a scuola passa dall’integrazione dei “contenuti di salute” all’interno dei normali processi educativi, relazionali e sociali che in quel contesto si svolgono e nei quali il ruolo degli insegnanti si rivela cruciale.
Il progetto LST Lombardia, nell’ambito del più ampio accordo di collaborazione tra Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale per lo sviluppo del Modello lombardo di Scuola che Promuove Salute, ha promosso in questi ultimi 3 anni scolastici la sperimentazione del LifeSkills Training program (LST) in oltre 150 scuole secondarie di primo grado. Il progetto ha previsto la realizzazione del programma preventivo attraverso la partecipazione e il coinvolgimento di oltre 2.000 docenti delle scuole coinvolte e circa 160 operatori della rete dei servizi sociosanitari delle ASL. Particolare attenzione è stata posta a rinforzare il ruolo degli insegnanti, in quanto naturali “moltiplicatori dell’azione preventiva”. Professori, psicologi, educatori professionali, assistenti sociali e sanitari hanno lavorato insieme per integrare e ricontestualizzare un programma validato all’interno dei normali processi educativi, relazionali e sociali della scuola e delle comunità locali. Gli insegnanti si sono assunti il compito di proporre le attività previste nel LST program ai loro studenti, puntando a inserire il rafforzamento delle life skill fra gli obiettivi della loro normale attività didattica. Gli operatori hanno sostenuto e accompagnato questo processo condividendo con gli insegnanti percorsi formativi e di accompagnamento a livello locale e seminari di valutazione in progress, a livello territoriale e regionale.
Tutto questo ha permesso di raggiungere, a partire dall’anno scolastico 2011-2012 oltre 30.000 studenti delle scuole secondarie di primo grado (pari a circa il 15% della popolazione studentesca totale). Il progetto ha previsto un articolato piano di valutazione longitudinale dell’efficacia, che ha visto coinvolti tutti gli attori in gioco (studenti, docenti, operatori, dirigenti scolastici), attraverso l’utilizzo di strumenti ad hoc nelle diverse fasi del programma. In particolare, la valutazione degli insegnanti ha previsto la somministrazione di un questionario in quattro tempi: la prima precedente la prima formazione e poi ogni anno scolastico al termine delle attività in classe.
Le tematiche indagate comprendono le rappresentazioni di salute degli insegnanti, la percezione del loro ruolo professionale ed educativo, l’autoefficacia percepita nel gestire gli studenti e le modalità di realizzazione del programma. Il campione utilizzato per le analisi è composto esclusivamente dagli insegnanti che hanno partecipato alla prima ed all’ultima rilevazione. Le risposte dei singoli soggetti sono state appaiate e per le analisi dei dati è stato utilizzato il t test.
I dati evidenziano come, a seguito del coinvolgimento attivo nel progetto, gli insegnanti attribuiscano più importanza alle loro attività didattiche ed educative e si sentano maggiormente efficaci nella gestione degli studenti. Aumenta il livello di efficacia percepita nella promozione della salute degli studenti, in particolare rispetto ai temi della prevenzione dell’uso di sostanze.
Dai risultati emersi si può affermare, quindi, che la formazione e l’attività di accompagnamento agli insegnanti e la possibilità di sperimentarsi con i loro studenti, nella realizzazione di un programma di prevenzione validato all’interno del progetto LST Lombardia, siano riusciti a sollecitare alcuni cambiamenti nelle rappresentazioni degli insegnanti riguardo al loro ruolo nella promozione della salute degli studenti e di essere più consapevoli delle loro potenzialità in quest’ambito.
Il progetto ha dunque fornito l’occasione agli insegnanti per riconoscere il proprio ruolo educativo e per trovare strategie concrete da utilizzare con gli studenti sia per quanto concerne la gestione delle attività didattiche sia in rapporto alla promozione della salute. La realizzazione del programma ha favorito, inoltre, migliori condizioni di conoscenza e scambio fra servizi e scuola, rendendo possibile e rafforzando le collaborazioni fra operatori e docenti ed ha permesso agli operatori di sperimentare il proprio riposizionamento a supporto e a rinforzo della funzione preventiva naturale dei docenti e della scuola, abbandonando, pur con fatica, il ruolo di “esperto al posto di …”.
 
Il testo è contenuto negli atti del meeting nazionale "La promozione della salute in tutte le politiche e professioni" Vaglio Basilicata 4-5 settembre 2015
CORSO PER INSEGNANTI PROMOTORI DELLA SALUTE – LIVELLO 1
Formazione a Distanza gratuita 

Abbiamo realizzato un corso specifico per insegnanti promotori della salute (livello 1). Si tratta del primo corso di formazione a distanza per insegnanti e altro personale non sanitario.
Il corso è gratuito per tutti, oltre che a proporlo per i soci insegnanti (o comunque non sanitari) consigliamo di pubblicizzarlo il più possibile fra gli insegnanti che lavorano a progetti di promozione della salute.
 
Descrizione
Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute è nella sua essenza interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo di promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute.
 
Iscrizione gratuita.
Per l’iscrizione richiedere il codice gratuito a fad-insegnanti@sipsalute.it
 
Corso per promotori della salute – livello 1 (Sanitari)
Formazione a Distanza gratuita con ECM

Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute nella sua essenza è interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo del promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute

ECM 7,5 per tutte le professioni

Iscrizione gratuita.
Per l’iscrizione richiedere il codice gratuito a fad@sipsalute.it
Vuoi diventare socio della Società Italiana per la Promozione della Salute?

Visita il sito www.sipsalute.it e usa il form online per presentare la tua domanda di iscrizione
I nostri sostenitori
(gli autori dei libri hanno donato i diritti alla SIPS)
a cura di Cristina Faliva e Claudio Pierlorenzi

Promuovere le salute nella realtà virtuale e territoriale





Edizioni Aonia, 2016
Acquistabile solo
sul web in formato cartaceo o elettronico



I diritti di autore sono interamente destinati alla SIPS
a cura di Filomena Lo Sasso, Angela Smaldone

La promozione della salute in tutte le politiche e professioni





Edizioni Aonia, 2015
Acquistabile solo
sul web in formato cartaceo o elettronico



I diritti di autore sono interamente destinati alla SIPS


Gli altri libri della collana "Salute e medicina"

 
        


Gli altri libri della collana "Salute e medicina"

 
        
 

Questa newsletter è stata realizzata con il contributo della
Fondazione Banca del Monte di Lucca