*|MC:SUBJECT|*
Numero 36 giugno 2015

 
Archivio news

 

Se non vedi l'immagine contatta il tuo CEDSocietà Italiana per la Promozione della Salute
www.sipsalute.it

In questo numero
Segui la SIPS su Facebook - Chiedi l'amicizia alla SIPS
Segui la SIPS su Facebook - Chiedi l'amicizia alla SIPS
Salute di genere

 
Perché focalizzare l'attenzione sulle life skills al femminile?

La critica più ovvia è che ogni individuo ha le sue caratteristiche: non si possono differenziare le abilità delle aree relazionali e cognitive in base al sesso. Però già riflettendo sulle competenze emotive cominciamo a chiederci se il genere influisce sull'espressione delle stesse. Maschi e femmine sono sicuramente condizionati dalle attese culturali nell'essere tristi o gioiosi, spaventati o vergognosi. Eppure un ragionamento che prende avvio dalle odierne scoperte delle neuroscienze sta aumentando in noi la consapevolezza di come il genere nasce, dalla vita fetale, con una “costruzione” di percezioni e risposte ormonali tipicamente diverse.

Una giornata di studi a Lido di Camaiore il 25 marzo scorso è servita a mettere insieme contributi diversi. Medici donne, che da tempo lavorano in questo ambito, ci hanno aggiornato sulle evidenze scientifiche realistiche, mettendo in luce le particolari attitudini dei generi.

Le loro relazioni si sono alternate ad esperienze differenti, proposte con altra metodologia didattica-educativa e con l'intervento diretto dei partecipanti. Il tutto ha condotto a sintesi proficue, perché i presenti si sono espressi liberamente a seguito di un’ opportuna attivazione di formatori esperti delle life skills e peer education. Il che ha consentito di assicurare un effettivo loro contributo alla tematica.

Non è facile sintetizzare il contributo della Prof.ssa Giovannella Baggio, di cui ricordiamo solo alcuni passaggi. Le differenze tra maschi e femmine sono ormai documentate dalle neuroscienze, che stanno demolendo una serie di nozioni pseudoscientifiche, emerse da preconcetti inveterati e poco documentati. Solo ora è affiorato che il metodo di investigazione utilizzato è difettoso nella struttura di molti disegni di ricerca, con l'esito di aver utilizzato strumenti ed interventi diagnostico – terapeutici inadeguati ed improduttivi. Ecco alcuni esempi: molte malattie si instaurano in modo differente tra uomini e donne e finora farmaci e altri presidi sono stati testati solo sui maschi. La motivazione è storica ma anche economica: studiare le donne è più costoso perché è difficile che la femmina abbia una “costanza”. A distanza di tempo, la situazione clinica deve essere identica a quella rilevata all'inizio e corrispondente alla prima misurazione, cosa difficile nella donna per la presenza del ciclo mestruale. In particolare ha incuriosito la constatazione che le malattie cardiovascolari stanno diminuendo solo negli uomini e nelle donne è diventata la prima causa di morte . A prescindere dal carico di responsabilità e dunque di stress nell'odierna organizzazione della vita sociale delle donne, la diagnosi di infarto è sottovalutata all'entrata di una signora al Pronto Soccorso che, spesso viene curata per altre cause e non immediatamente sottoposta ad approfondimenti medici e di laboratorio per questo tipo di sindrome. Altra situazione misconosciuta è quella relativa al cancro al polmone. Questa patologia sta aumentando vertiginosamente nel sesso femminile, correlato all'aumento delle fumatrici registrate dall’età dell'adolescenza. La prevenzione fa molto poco e l'adesione ai programmi per smettere di fumare conta prevalentemente uomini. Ma i pregiudizi riguardano anche gli uomini. Se l'artrosi, che non è tanto studiata, si riscontra prevalentemente nelle femmine dopo i 55 anni, in assenza di disturbi  negli uomini occorrerebbe iniziare a prescrivere la densitometria ossea: non è chiaro il motivo per cui non sia prescritta e sembra che possa essere prevenuta la frattura del femore negli uomini anziani se precedentemente curati. Suggeriamo la consultazione del sito Www.gendermedicine.org..

Durante il convegno la differenza di genere sullo studio attinente alle competenze per la vita è stato trattato con sessioni costruite con le testimonianze e la messa in comune di esperienze sulla diversità educativa e sociale nei modi che i genitori affrontano la crescita, con l'aiuto della pediatra dr.ssa Lauretta Baraldi. Inoltre abbiamo ragionato sul modo di esprimersi di uomini e donne quando lavorano, come vivono la sessualità, intesa nella sua globalità e le conseguenti relazioni, con l'aiuto della neurologa dr.ssa Roberta Rivenni. Un esempio per tutti è la skill “gestione dello stress” diversa per le interconnessioni tra gli emisferi cerebrali e l'influenza ormonale. Molti Soci si sono avvicendati per animare il gruppo ed i sottogruppi di lavoro, e che ringraziamo di cuore: Sergio, Gioia, Angelo, Marilù, Mariangela, tutte le associazioni e loro rappresentanti e Simona che ci ha fatto biodanzare.

Concludiamo che il ben-essere è sottovalutato sia per il miglioramento delle relazioni tra lavoratori, sia per soffocare invidie e depressione causate da svalutazioni percepite da parte di pari e dirigenti : nessuno sembra ricordare che se gli operatori sono a loro agio potrà goderne il paziente con rispetto ed empatia. Questo primo evento sull’argomento, ci auguriamo sia il primo di una serie: il tempo è volato e molto ancora si può fare!
 

Maria Vittoria Sturaro - Segretaria SIPS Toscana
Giuse Tantignoni - Giornalista
 
 

Il paradosso sul concetto di salute


La salute è un fenomeno molto complesso caratterizzato da molte dimensioni, implicazioni, connessioni e persino aspetti paradossali, tanto che non vi è mai stata un'unica e globale concettualizzazione di salute, ma differenti prospettive sono da sempre co-esistite. Anche le origini etimologiche del termine salute rimandano ad una certa eterogeneità, dato che nella cultura Anglo-Sassone la parola rinvia a concetti statici, mentre nella cultura Greco- Latina a concezioni dinamiche, in continuo divenire. Tale variabilità è aumentata nel corso della storia, in quanto i significati e i simboli di salute sono incrementati. Inoltre non va dimenticata la variabilità all'interno di ogni soggetto, visto che durante il ciclo di vita individuale si rilevano differenti idee di salute e diversi valori connessi a queste idee. In termini generali, questa intrinseca variabilità ci conduce ad affermare che la salute è un concetto polisemico e polimorfico, influenzato da fattori sociali, culturali, filosofici, etici e soggettivi

La Medicina, cioè quella branca del sapere scientifico fondata sull'idea di salute, storicamente si è sviluppata attraverso un concetto riduzionista di salute, basato sull'assenza di malattia. Successivamente, nell'ultimo secolo, grazie all'Organizzazione Mondiale della Sanità, c'è stata una vera e propria rivoluzione copernicana in quanto la salute è stata configurata come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non una mera assenza di malattia e infermità. La definizione di salute dell'OMS ha avuto certamente una grande importanza storica e politica, sia perché ha rappresentato il pilastro fondante dell'OMS, sia perché ha permesso di uscire dal riduzionismo organicista, consentendo di allargare gli orizzonti delle scienze cliniche verso dimensioni prima impensabili. Tuttavia, negli ultimi decenni, questa definizione di salute ha evidenziato notevoli limiti ed è stata fortemente criticata. Come riportato da un importante Editoriale dell'autorevole rivista “The Lancet”, “la salute non è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. E nemmeno una mera assenza di malattia o infermità”. Sulle stesse posizioni, vi sono stati una serie di importanti contributi sul British Medical Journal, i quali hanno trovato ampio consenso nella comunità scientifica internazionale.

Il problema principale della definizione di salute è la sua evidente connotazione utopistica. Difatti se la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, ciò significa che nessun essere umano è in salute. Questa evidenza apre un grande paradosso, dato che nel tentativo di definire la salute, si nega la sua stessa possibilità di esistere. Un'importante aspetto, legato al precedente, è escludere la possibilità che un essere umano possa esperire malessere: in base alla suddetta definizione ogni volta che una persona si troverà ad impattare un evento avverso, generando il fisiologico malessere, perderà il suo stato di salute. Non volendo entrare nel dettaglio di un'analisi minuziosa inerente i limiti della definizione dell'OMS (per la quale si rimanda alla letteratura di riferimento), si vuole ribadire che allo stato attuale, in ambito scientifico, è necessario certamente superare la definizione dell'OMS.

Molti tentativi sono stati fatti per trovare nuove definizioni di salute e probabilmente molti altri saranno fatti in futuro.

Jadad e O'Grady, in un importante lavoro pubblicato sul BMJ, affermano che risulta irrealistico cercare un'unica definizione di salute, globalmente accettata, perché una singola definizione non può contenere la complessità del fenomeno salute.

Una recente proposta, che parte dalla suddette premesse, ha configurato la salute come “la capacità di affrontare e gestire le proprie condizioni di malessere e benessere” (Leonardi, 2015). In termini operativi, ciò corrisponde alla capacità di avere quelle risposte emotive, cognitive, comportamentali e somatiche che l'individuo stesso ritiene opportune e non avere quelle che ritiene inappropriate (il richiamo alle tesi idiografiche di Canguilhem è evidente, come suggerito dall'autorevole rivista “The Lancet”).

Pur nella sua apparente semplicità, tale concezione di salute soddisfa le esigenze teoriche evidenziate dal dibattito scientifico.

L’aspetto nucleare di questa definizione è di fondarsi sull’idea che la salute non coincide con l'utopistica condizione di completo benessere, ma comporta la presenza di malessere. Ne consegue che avere un malessere non significa perdere la salute, come nel caso della definizione dell'OMS. Le implicazioni di questa definizione sono notevoli in quanto l’assenza o la presenza di malessere non sono più una discriminante per determinare lo stato di salute, ma lo è il modo in cui un soggetto affronta e gestisce le inevitabili condizioni di malessere e benessere, che sempre, prima o poi, impattano sulla sua esistenza.



Bibliografia

Jadad A R, O'Grady L. How should health be defined. BMJ 2008; 337: 1361-64.

Huber M, Knottnerus J A, Green L, Van der Horst H, Jadad A J, Kromhout D, Leonard B, Lorig K, Loureiro M I, Van der Meer J W M, Schnabel P, Smith R, Van Weel C, Smid H. How should we define health? BMJ 2011; 343: 235-37.

Goodle F. What is health? BMJ 2011:343:1

Saracci R. The World Health Organisation needs to reconsider its definition of health. BMJ 1997; 314: 1409-10.

Larson J S. The conceptualization of health. Med Care Res Rev 1999; 56: 123-36

Editorial of The Lancet. What is health? The ability to adapt. Lancet 2009; 373: 781.

Leonardi F. Il grande paradosso della salute. Pisa: Felici Edizioni, 2015.


Fabio Leonardi – Socio SIPS, Delegazione Toscana

 

Documentazione e promozione della salute
“Sulla carne umana”

“Sulla carne umana” è il titolo della recente fatica editoriale di Moreno Marcucci, socio fondatore, e Sergio Ardis, segretario della Società Italiana per la Promozione della Salute (SIPS).

Si tratta di un libro, sia in formato elettronico che cartaceo, costituito da quattro agili capitoli che affrontano argomenti suggestivi ed attraenti relativi al significato simbolico del corpo, al significato simbolico della malattia nella cultura occidentale, all'eticità nell'alimentazione umana, alla medicalizzazione della società e della vita. L'opera è corredata da una ricca bibliografia, oltre che da sitografia e filmografia.

Gli Autori rivolgono la loro attenzione alle profonde trasformazioni del modo di pensare e degli stili di vita delle persone, determinati dalla scoperte scientifiche in campo biomedico e dalle modalità nuove di gestire l'informazione e la comunicazione anche rispetto alla salute e alla malattia.

Costatano con inquietudine che l'approccio biomedico lasciato a se stesso determina una spirale perversa e indefinita di processi e la messa a punto di prestazioni e prodotti che tendono a medicalizzare la società e ad ancorare unicamente alla medicina la vita e l'esistenza di ogni persona.

Quale sapere può mettere a disposizione dell'uomo strumenti e conoscenze in grado di stoppare tale spirale? Dove trovare risorse per uscire da un percorso di studio e di ricerca scientifica che pare avvilupparsi e chiudersi in se stesso? Su cosa è possibile fondare le speranze e la fiducia delle persone?

L'amarezza sta proprio nel verificare ed accertare che le persone oggi faticano a cogliere nell'informazione e nella conoscenza medico-scientifica il significato autentico della loro vita e della loro esistenza. L'autoreferenzialità della medicina e della tecnologia non consente di allontanare dubbi e incertezze, né di assicurare all'uomo una cultura autentica, aperta, piena, della vita.

Spazi di riflessione critica e di approfondimento reale possono essere colti soltanto in un sapere in grado di affondare le proprie radici nell'antropologia, nella filosofia e nei valori dell'etica.

Viene così da pensare che l'attività dei comitati etici nel mondo sanitario possa rappresentare un punto di partenza importante per uscire dal relativismo di tanta parte della cultura e della comunicazione contemporanea sostanzialmente indifferente alla ricerca umana della verità e dare parola all'incertezza e al dubbio. La convinzione è che l'etica e la bioetica, se ben intese, possono spingere la conoscenza scientifica verso frontiere più umane e più aperte alla speranza.


Bibliografia

Marcucci M. - Ardis S., Sulla carne umana - Dal simbolismo del corpo alla medicalizzazione della società, Aonia edizioni, Lulu Press, 3101 Hillsborough St., Raleigh, NC 27607 | U.S.A , 2015.

di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS
 

 

Antropologia e salute


La teoria relazionale del rischio


Asa Boholm, un’antropologa svedese, propone un’analisi del costrutto di rischio scomponendolo in tre parti:
L'oggetto di rischio
L'oggetto a rischio
La relazione di rischio
 
L’ oggetto rischioso.
L’oggetto rischioso si riferisce a qualcosa che identifichiamo come pericoloso.
Spesso l’oggetto non è pericoloso di per sé ma viene caratterizzato così in un processo di costruzione di significati. Designare qualcosa con determinate caratteristiche è un atto costitutivo che evidenzia i contorni dell’oggetto e lo introduce nello spazio sociale.
Non è un atto che si produce in un vuoto sociale ma dipende dalle condizioni di possibilità nel mondo naturale e sociale e non può andare contro le leggi naturali riconosciute o ignorare i principi stabiliti dalle scoperte scientifiche, le regole della rappresentazione mediatica o il gioco delle forze sociali.
Una volta che l’oggetto rischioso è stato definito, assume una certa indipendenza dal suo contesto e rimane aperto a nuove interpretazioni, definizioni o contestualizzazioni e a diverse possibilità di uso.
La capacità degli oggetti di evadere le condizioni della loro costruzione rende possibile assegnare loro varie identità, considerando il contesto. Essere rischioso è un tratto che evolve quando nuovi pericoli vengono identificati e nuovi valori vengono presi in considerazione.
Nel caso dei progetti di promozione dalla salute e prevenzione l’oggetto rischioso è spesso un comportamento umano che può provocare danni per la salute.
 
L’ oggetto a rischio
La caratteristica chiave dell’oggetto a rischio è di essere dotato di un valore che è considerato a rischio.
Come gli oggetti rischiosi, gli oggetti a rischio sono delineati e categorizzati.
Però, piuttosto che essergli assegnata una identità di pericolo o minaccia, gli oggetti a rischio sono costituiti intorno a tratti come il valore, la perdita, la vulnerabilità, e il bisogno di protezione.
L’oggetto a rischio quindi  merita attenzioni e cure (pensiamo ai bambini e agli adolescenti).
Se designando un oggetto rischioso si compie un doppio atto di selezione ed esclusione, allora designando un oggetto a rischio si compie un doppio atto di selezione ed inclusione.
Come gli oggetti rischiosi, gli oggetti a rischio possono essere sempre reinterpretati e negoziati; quello che sembrava di valore qui e ora non sarà necessariamente di valore lì e allora.
 
La relazioni di rischio.
Una relazione di rischio si riferisce alla relazione che un osservatore stabilisce tra un oggetto rischioso e un oggetto a rischio dove il primo minaccia il valore del secondo.
Questa relazione è sempre una costruzione sociale.
Questa relazione può essere stabilita attraverso diverse modalità come probabilità, modelli, test di laboratorio, narrativa o altro e riflette la conoscenza di un osservatore e una comprensione dell’oggetto rischioso e dell’oggetto a rischio.
La relazione incapsula le proprietà che l’osservatore considera importanti, piuttosto che riflettere le proprietà degli oggetti in sé. Si potrebbe quindi dire che la relazione di rischio è una espressione di una preferenza culturale.
Una relazione deve soddisfare certe condizioni:
1° una relazione di rischio è contingente, l’osservatore si pone la domanda: cosa accadrebbe se? E quindi ipotizza quali condizioni possono essere considerate sfavorevoli e prevede le conseguenze di queste condizioni.
2° le relazioni di rischio sono causali. Una relazione di rischio deve stabilire come l’oggetto rischioso minaccia l’oggetto a rischio, e possibilmente perché. Deve indicare il collegamento causale tra questi due oggetti;
Le prove scientifiche perciò hanno una posizione privilegiata nella creazione di considerazioni di rischio.
3° Le relazioni di rischio sono legate all’azione e alle decisioni di agire.
La conoscenza riguardo al rischio serve all’azione e quindi contribuisce alla capacità di valutare, decidere e governare la vita anche sotto condizioni di incertezza.
Le tre componenti costituiscono un unico costrutto e vanno analizzate insieme.
Ciò che è oggetto a rischio oggi può diventare oggetto di rischio domani.
Ogni fenomeno può simultaneamente essere visto come un oggetto rischioso, come oggetto a rischio o come non avere nulla a che fare con il rischio (Ewald,1991).
In alcuni momenti si dà più importanza ad un oggetto piuttosto che ad un altro, ossia si percepisce un oggetto a rischio più minaccioso di un altro e questo dipende da molti fattori: esperienze personali, dati, narrazioni quotidiane, senso comune, esplorazioni scientifiche.
 
Quindi per governare i rischi nell’ambito della salute dovremmo sempre chiederci e analizzare gli elementi di cui è costituita la relazione, qual è il terreno sociale in cui è nata e quali azioni occorre mettere in atto. Tutto questo avendo ben chiaro che i contesti e le interpretazioni mutano e che la ri-significazione degli oggetti è continua e situata.


Bibliografia

Edwald F., (1991), “Insurance and Risk”, in Burchell G., Gordon C., Miller P., (a cura), The Foucault effect, studies in governamentality, Chicago, The University Chicago Press, pp. 197-210

Boholm A., Corvellec H., (2011), A relational theory of risk, Journal of risk research, 14:2, 175-190


di Lucia Portis – Socia SIPS, Delegazione Piemonte

 


Evidenziamoli

Abstract presentati che meritano maggiore attenzione

Salute e... Massaggio infantile


Patrizia Rindi, Silvana Taliani

ASL2 Lucca

patriziarindi@gmail.com
 
L'Azienda USL2 (Lucca), dal 2002 ha favorito all'interno della struttura ospedaliera i corsi di Massaggio Infantile. Alcuni operatori, dopo un percorso di formazione, hanno iniziato questa esperienza con bambini sotto l'anno di età e i genitori. Il massaggio infantile non e solo una tecnica, un metodo fisiatrico fatto di sequenze o manovre prestabilite, ma va visto come “arte antica e profonda, semplice ma difficile, difficile perche semplice come tutto ciò che e profondo” (Leboyer). E un modo di stare con il proprio bambino, di entrare in una relazione fisica, corporea con lui: il tocco e il contatto aprono all'ascolto del non detto... Ovvero di quelle emozioni e vibrazioni che solo il corpo riesce a trasmettere e la parola tradisce... Perche incapace di tradurre. Il massaggio crea per il bambino tutta una serie di benefici, in continuità con il periodo prenatale, lo rassicura nel suo approccio con il mondo esterno, aiutando il suo corpo ad abituarsi con curiosità e senza paura agli stimoli di un mondo fatto di rumori, luce e movimento. Favorisce, inoltre, lo sviluppo del legame tra genitori e figli, facendo sentire il bambino accolto e ascoltato. Ai genitori viene data l'opportunità di imparare a vivere un momento privilegiato per stare in rapporto con il proprio figlio: di concentrarsi nella lettura dei suoi messaggi, riscoprendo quelle capacita naturali di ascolto e di relazioni che spesso le sollecitazioni ambientali e le interferenze familiari possono limitare. “Accostarsi alla pelle dell'altro, di chiunque altro, e come bussare alla sua porta, chiedere permesso. A volte la maniglia sembra troppo alta, ci si sente piccoli e incapaci, ma una volta entrati con pazienza e delicatezza possiamo percorrere insieme grandi strade e goderci lo spettacolo che l'emozione, gli affetti e tutto ciò che abbiamo nel cuore, libera.” (R. Rossini, Trainer AIMI).
L'arte delicata del massaggio infantile e un'antica tradizione di cura dei bambini, ma in un'epoca in cui l'educazione che forniscono i genitori oscilla tra la paura di viziare il proprio bambino toccandolo e/o coccolandolo troppo e il desiderio di crescerlo in fretta per renderlo precocemente autonomo, e doveroso ribadire l'importanza della formazione del legame nello sviluppo dell'individuo, della capacita di ascolto dell'altro e dell'attenzione ai suoi messaggi.” Ascoltare per poter capire e dunque saper rispondere”. Questo progetto che va avanti già da diversi anni, rientra pienamente nella promozione della salute, dove la SIPS (Società Italiana per la Promozione della salute) consente alle persone di aumentare il controllo dello stato di salute e migliorarlo.
 
MEETING NAZIONALE
La promozione della salute in tutte le politiche e professioni



Vaglio di Basilicata (PZ)
4 e 5 settembre 2015
Primo annuncio

 
Iscrizioni chiuse per esaurimento dei posti disponibili
Vuoi diventare socio della Società Italiana per la Promozione della Salute?

Visita il sito www.sipsalute.it e usa il form online per presentare la tua domanda di iscrizione
I nostri sostenitori
 
a cura di Filomena Lo Sasso e Sergio Ardis

La promozione della salute e le disuguaglianze





Edizioni Aonia, 2015
Acquistabile solo
sul web in formato cartaceo o elettronico



I diritti di autore sono interamente destinati alla SIPS


Gli altri libri della collana "Salute e medicina"

 
      

Questa newsletter è stata realizzata con il contributo della
Fondazione Banca del Monte di Lucca