Dalle bollicine al rischio di uno Stato etico
Nei mesi passati abbiamo assistito ad un tentativo da parte dello Stato di introdurre una tassa sulle bevande gassate per aumentare la salute delle persone. La norma è stata stralciata. Adesso, quindi, possiamo riflettere, senza cavalcare l’onda delle polemiche, sul significato di quello che avrebbe potuto diventare un esempio di enunciato dietetico-etico-politico-normativo.
Claude Fischler ci ricorda come il controllo dell’alimentazione è una scelta tipica dei regimi totalitari. Per spiegarne il perché, Fischler parte nella sua analisi* dalla descrizione antropologica di un particolare tipo di pensiero magico, comune ad ogni cultura umana: il principio di incorporamento. Il “mangiatore” è trasformato analogicamente da ciò che è mangiato. Siamo quello che mangiamo. Le caratteristiche dell’alimento si trasferiscono a chi le mangia. Mangiare alimenti sani fa diventare sani. Mangiare cose buone fa diventare buoni, mentre quelle cattive fanno diventare cattivo chi le mangia. Mangiare cose pure rende puri. Cibarsi del “tabù” trasforma la persona stessa nel tabù.
Analizzando questo principio con gli strumenti della sociologia, Fischler ne deduce degli interessanti corollari. In primo luogo “il mangiatore” può controllare se stesso: è vitale per me controllare ciò che mangio così posso avere il controllo di ciò che sono. E’ per questo che il principio di incorporamento è un pilastro fondamentale di ogni medicina e di ogni religione (si pensi all’esempio di teofagia fornito dall’eucarestia nella religione cattolica, ma si pensi anche a come alcuni regimi alimentari, ad es. il regime alimentare vegano, somiglino molto ad una religione). Il secondo corollario consiste nella possibilità di controllare gli altri. Se il controllo dell’alimentazione è un mezzo e una condizione del controllo di sé, questa costituisce inevitabilmente un mezzo e diventa condizione del controllo altrui, primi fra tutti dei bambini. La loro buona nutrizione è il presupposto per la loro salute. Ma al di là di ciò, la nutrizione può essere una leva di controllo per altre cose, a cominciare dalle buone maniere e dalle conoscenze culturali (a questo proposito di veda anche C. Levi-Strauss). Sorvolando il significato del controllo dell’alimentazione nell’istituzionalizzazione, possiamo dedurre come la scelta di un particolare regime alimentare ha caratterizzato e probabilmente caratterizzerà gli stati governati da regimi politici più o meno totalitari. Lo stato, quando arroga a sé un diritto paternalistico sui cittadini nelle scelte tra bene e male, diventa controllore della loro salute, del loro regime alimentare e quindi in fine della morale dei cittadini.
Uno stato paternalistico, uno stato etico, cozza fortemente con i principi della promozione della salute. Il principio etico di autonomia e l’etica della responsabilità su cui fondiamo la promozione della salute vedono il singolo e la comunità come artefici responsabili del loro destino (e di quello delle generazioni future). Chi promuove salute crede nell’empowerment individuale e collettivo quale strumento di crescita del singolo e della comunità. Il paternalismo, che sia medico o che sia di stato, rappresenta un ostacolo alla crescita e al libertà morale individuale.
I divieti e le prescrizioni non sono scorciatoie utili per raggiungere il nostro obiettivo. Prescrivere e vietare sono l’antitesi del concetto di empowerment for health.
* lemangeur-ocha.com - Fischler, Claude (sous la direction de). Pensée magique et alimentation aujourd'hui. Les Cahiers de l’OCHA N°5, Paris, 1996
Sergio Ardis, medico, Coordinatore del Comitato Etico Locale di Lucca, Segretario Nazionale SIPS
Evidenziamoli
Abstract presentati che meritano maggiore attenzione
EMPOWERMENT E INVECCHIAMENTO. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DI UN CENTRO DI SOCIALIZZAZIONE PER ANZIANI NATO DAL VOLONTARIATO.
Andrea Merli1, Lucia Corrieri Puliti2, Sergio Ardis2, Paolo Francesconi3, Niccolò Marchionni4, Enrico Mossello4
1 Pedagogista, Educatore Professionale Snt; 2 U.O. Educazione e Promozione della Salute, Asl 2, Lucca; 3 Agenzia Regionale di Sanità Toscana; 4 Unità Funzionale di Gerontologia e Geriatria, Dipartimento di Area Critica Medico-Chirurgica, Università degli Studi di Firenze.
SCOPO
La letteratura scientifica suggerisce il ruolo protettivo della rete sociale sullo stato di salute psico-fisica dell’anziano. Nel 2007 apre il Centro di socializzazione per anziani all’interno della Misericordia di Marlia, nei pressi di Lucca, fondato sui principi dell’HPH (Health Promoting Hospital), in collaborazione con l’UO Educazione alla Salute locale. Lo scopo del presente studio è stato quello di
1. tipizzare gli iscritti al Centro, allo scopo di identificare la loro fragilità fisica e psico-sociale;
2. quantificare l’andamento delle prestazioni sociali e sanitarie per anziani nella zona di ubicazione del Centro di Socializzazione dopo la sua apertura, confrontandole con quelle erogate nell’intero distretto.
MATERIALI E METODI
Tra gli iscritti al Centro è stato effettuato uno screening della fragilità fisica mediante la versione italiana modificata dello Sherbrooke Postal Questionnaire (SPQ), uno screening della depressione mediante il Patient-Health Questionnaire-2 e una valutazione della solitudine (loneliness). Sono stati inoltre rilevati i dati delle prestazioni socio-sanitarie erogate agli anziani residenti dal 2005 al 2009 (totali e nuove per anno) mediante i tabulati del Servizio Sociale del Comune di Capannori.
RISULTATI
Tra i 46 anziani valutati, un anziano su quattro risulta fragile sulla base dello SPQ, il 22% manifesta sintomi depressivi, che mostrano un’associazione significativa con la fragilità, e il 34% avverte senso di solitudine. Dopo l’apertura del Centro di socializzazione, le prestazioni socio-sanitarie erogate agli over 65 nella frazione di Marlia mantengono una certa stabilità negli anni, mostrando in alcuni casi significative diminuzioni, a differenza dei dati relativi all’intero distretto che mostrano tutti un trend in aumento. In particolare, nella frazione le prese in carico totali sono passate da 25,1‰ del 2005 a 25‰ del 2009, i contributi economici da 11‰ a 5,3‰, l’assistenza domiciliare da 7,1‰ al 4,5‰.
CONCLUSIONE
Lo studio ha dimostrato una ridotta richiesta di servizi socio-assistenziali nell’area geografica del Centro di socializzazione rispetto alle aree circostanti. Si è inoltre osservato che un’elevata percentuale dei frequentatori del Centro è “a rischio di disabilità”. Si può pertanto presumere che almeno alcuni dei frequentatori del Centro sarebbero ricorsi ai servizi socio-sanitari se questo non avesse iniziato le proprie attività, svolgendo come possibile fattore protettivo. Tali risultati presumibilmente sono la conseguenza del fatto che il centro permette l’instaurarsi di una rete sociale, che supporta gli utenti su più fronti, posticipando il bisogno di accesso; le attività proposte inoltre (Memory Training, Laboratorio d’arte, attività ludico ricreative) permetterebbero agli utenti di mantenersi attivi e potrebbero svolgere una forma di prevenzione primaria, con un impatto diretto sulla salute individuale.
(Presentato al XII Congresso Nazionale di Psicogeriatria - Gardone 2012)