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Numero 39 ottobre 2015

 
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La promozione della salute nei contesti giovanili

 
Gli interventi di Promozione della Salute dovrebbero trovare riferimento nel modello biopsicosociale tracciato dall’OMS nel 1986 con la Carta di Ottawa. La chiave degli interventi secondo tale logica è l’assunzione di una prospettiva positiva nei confronti della salute, mediante azioni orientate al miglioramento degli stili di vita e del benessere percepito.
L’obiettivo di una articolata azione di prevenzione è di vastissima portata e come tale non può essere considerato patrimonio culturale di una singola agenzia sociale, del servizio pubblico o del privato sociale che sia, né può avere presunzione di riuscita se non ha la capacità di leggere il territorio di riferimento ed ancora la capacità, o forse meglio la volontà, di confrontarsi ed interagire con le agenzie sociali, pubbliche e private, che operino attivamente sul territorio. Tanto è premessa per poter disegnare una rete di soggetti istituzionali quali enti locali, scuola, servizi socio-sanitari, associazioni di volontariato, religiose, del privato sociale, ed altri soggetti che, condividendone obiettivi e metodologia, operino in modo coordinato razionalizzando ed ottimizzando risorse temporali, economiche ed umane diversamente disperse e frammentate.
L’età adolescenziale, tempo di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, appare particolarmente vulnerabile agli stimoli esterni, siano essi negativi, siano essi positivi, per cui è auspicabile che gli interventi di promozione della salute seguano criteri scientificamente validati. Una particolare attenzione va riservata alla promozione della salute in rapporto al disagio tipico dell’età adolescenziale. Il disagio, nel percorso evolutivo dell’adolescente, non è di fatto eliminabile, rappresentando altresì una spinta importante al cambiamento e volano per il passaggio dall’età adolescenziale a quella dell’adulto.
Potrebbe essere quindi controproducente e paradossale immaginare di eliminare del tutto il “fisiologico” disagio proprio dell’età, purché il disagio, per quantità e qualità, resti entro limiti accettabili, mantenendo la funzione di stimolo. Viceversa, una forma di disagio superiore alle capacità adattive e di risposta della persona, anche in rapporto alla fase di vita che vive, ed alle proprie capacità di affrontarne lo stress, può interferire negativamente sullo sviluppo e nel processo di cambiamento.
Fondamentale appare la strategia di comunicazione che si adotta per presentare un messaggio di promozione della salute. E' da prendere atto che l’esperienza nazionale ed internazionale, in particolare per le campagne antidroga, ha dimostrato che, quando l’obiettivo di un messaggio è impedire che qualcuno compia una certa azione, la semplice informazione, per quanto accurata e scientificamente corretta, può risultare indifferente o addirittura generare effetti opposti a quelli desiderati.
Il metodo della “dissuasione” non appare idoneo a sostenere una relazione di promozione della salute. La promozione della salute meglio ipoteca un successo se sostenuta da un messaggio di “persuasione”.
Il messaggio dissuasivo si basa sulla prescrizione esplicitata dal paradigma “non lo fare, altrimenti ti accadrà...”. Tale modalità esplicita divieto e minaccia, evocando interdizione della libertà d’azione e di scelta. La lettura del messaggio può configurarsi in una scelta tra obbedienza, identificata come non libertà e disobbedienza, identificata come libertà.
Bisogna in altri termini passare dalla filosofia del “dissuadere” alla filosofia del “persuadere”, dal convincere a “non fare” al convincere a “fare”, dal divieto alla proposizione, dall’obbligo alla scelta, da un messaggio di morte ad un messaggio di vita. Tanto più che il messaggio è rivolto ad una fascia di popolazione, quella adolescenziale o comunque giovanile, che è alla ricerca di una propria identità, che ha bisogno di investimenti propositivi e non di negazioni senza speranze.
Inoltre il messaggio informativo investe la persona sia sul piano razionale sia su quello emotivo e non sempre la comprensione del rischio corrisponde all’acquisizione di comportamenti preventivi. Bisogna tenere in debito conto i bisogni, le attese e le paure della persona nel suo complesso: è necessaria una strategia non semplicemente informativa, ma globalmente educativa, che tenga conto di tutte le dimensioni dell’uomo.
L’informazione, scientificamente corretta e idoneamente modulata, costituisce senz’altro una base indispensabile, prioritaria ma non esaustiva per un percorso di promozione della salute. Il sapere cioè non va disgiunto dal saper fare e dal saper essere. La conoscenza di un fenomeno non è infatti sufficiente a rimuovere o ridurre il rischio, se non c’è coinvolgimento attivo e completo della persona, la sua piena compartecipazione. La stessa Unione Europea, nel corso delle relazioni annuali sull’evoluzione del fenomeno droga, ha ribadito la necessità di considerare il problema droga nell’ambito di un contesto sociale più ampio che si impone quale obiettivo la cosiddetta riduzione del danno, lo sviluppo di mezzi deterrenti contro la criminalità e, per l’appunto, la prevenzione, definita ambientale in quanto orientata a modificare gli ambienti culturali, sociali, fisici ed economici.
Anzi, la prevenzione delle dipendenze nelle scuole, negli ambienti ricreativi, in quelli di aggregazione spontanea, nei gruppi ad alto rischio è assunto quale priorità da tutti gli stati membri dell’Unione Europea.
Si raccomanda che “i programmi di prevenzione in materia di droga nelle scuole” uniscano “all’informazione per studenti un programma di sviluppo delle proprie capacità, per rafforzare valori quali la determinazione positiva di sé”. Meglio ancora se tale messaggio possa essere mediato attivamente da un gruppo di pari, opportunamente formato, che ha il vantaggio di poter condividere un patrimonio di esperienze ed un canale di comunicazione comuni.
Una chiave operativa per raggiungere l’obiettivo può essere quella di coniugare il valore delle life skills con la metodologia della peer education, come già postulato da Riccardo Senatore (Educare alla Responsabilità, Giunti Progetti Educativi, 2010).



Bruno Aiello - Componente Consiglio Direttivo Nazionale SIPS
 
 

Riferimenti normativi e culturali per un modello organizzativo della promozione della salute nel SSN


Una più attenta lettura dell'art.1 (Principi) della legge 833/78 ci avrebbe posto di fronte ad un grande interrogativo. Nonostante quanto già affermato dall'OMS nel lontano 1948 e riconfermato nella Conferenza di Alma Ata nel 1978, il Servizio Sanitario Nazionale istituito con tale legge è destinato alla promozione, mantenimento e recupero della sola salute fisica e psichica. Di fronte a questo grave limite, sicuramente dettato dal periodo storico di riferimento, il legislatore risolve il problema sempre nella seconda parte dell'articolo 1, ricorrendo all'affermazione di un altro principio, oltre quello già richiamato.
Infatti si afferma che nel SSN è assicurato il collegamento e il coordinamento con le attività di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono, nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività.
Orbene non vi è alcun dubbio che tale funzione sia propria ed esclusiva di alta direzione e pertanto non attribuibile a dipartimenti o ad altra struttura organizzativa se non di propria e diretta pertinenza della sola direzione generale, trattandosi, come precedentemente accennato ad atti di alta direzione che ne rappresentano anche le stesse "mission e vision" dell'azienda.
Non è neppure questo il contesto per mettersi ad analizzare nel suo generale significato che cosa si intendesse allora per il termine "sociale"; preme soltanto manifestare che spesso la risoluzione dei problemi sta in piccole cose, anche già scritte, ma su cui non ci si era adeguatamente soffermati.
Non è il caso di dilungarsi, ma vale la pena accennarlo, quanto la scuola di Perugia (Seppilli e Modolo) continuavano a parlare di educazione sanitaria e non di educazione alla salute sostenendo che era compito di ogni operatore provvedervi e continuando a demandare il tutto al dipartimento di prevenzione: ma prevenzione e promozione sono due termini e due concetti opposti e la norma 833/78 parla di promozione.
Forse è proprio una diversa visione culturale.
Ma qualora rimanessero dubbi questi verranno dissipati nell'ormai lontano 1986, anno della conferenza di Ottawa dove viene celebrata la prima conferenza internazionale sulla promozione della salute.
In questo caso un'attenta e completa lettura dei documenti della conferenza viene a rafforzare quanto già esposto; infatti la promozione della salute non è solo il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute (e sui determinanti) e di migliorarla, ma è qualcosa di molto di più e per lo studio che stiamo portando avanti l'interesse è posto sulle ultime parole non riportate nel glossario OMS/DORS" quindi la promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al benessere "Attraverso il combinato disposto del'art.1 della legge 833/78 con la definizione completa di promozione della salute (carta di Ottawa) si comprenderà meglio che quella funzione di collegamento e di coordinamento assurge a propria diretta azione di responsabilità, in quanto non vi può essere alcuna funzione se non vi è chi ne ha la responsabilità.
Per un organismo sovranazionale quale l'OMS si deve comprendere che raramente vengono impiegate parole dai contenuti forti, come quello relativo alla parola "responsabilità "; a noi preme ribadire che la sanità ha le proprie responsabilità sicuramente anche per non avere compreso l'importanza di investire in quelle azioni di collegamento e coordinamento che avrebbero consentito almeno una forte attività di educazione nei confronti di altri organi, centri, istituzioni e servizi consentendo di avviare quel sistema di rete e di partecipazione, che se pur indiretto, avrebbe consentito di investire in promozione della salute in tutti quei settori che ne hanno la responsabilità.
Poiché non vi può essere responsabilità senza etica e da qui il passaggio all'etica della responsabilità è breve, si comprenderà meglio che se promozione della salute rappresenta mission e vision dell'azienda sanitaria le azioni che si pongono in essere saranno sempre rivolte anche al benessere delle generazioni future.
 
vedi:
1) definizione OMS di salute 1948
2) glossario OMS/DORS di promozione della salute.
3) originale in inglese atti Carta Ottawa di promozione della salute
4) art.1 legge 833/78


Riccardo Senatore - Presidente Nazionale SIPS
Le rubriche

Documentazione e promozione della salute
Educazione e benessere

La crisi dell'educazione ha radici nella crisi della coesione sociale. Oggi fattori di crisi educativa possono essere le migrazioni, lo sradicamento da usi e costumi, la disgregazione della vita familiare, la perdita di valori sociali e morali, i fenomeni dell'incomunicabilità, dell'isolamento e dell'emarginazione che si manifestano tra le persone, nei gruppi, nelle comunità.
Il benessere si può realizzare soltanto attraverso l'educazione. Il valore e il significato del benessere si legano infatti ai luoghi e ai tempi in cui le persone si incontrano, si frequentano, condividono, vivono la libertà e la responsabilità delle proprie scelte di vita.
Luoghi e tempi del benessere sono perciò la famiglia e la comunità, la scuola e gli ambienti della cultura, il mondo del lavoro, dello sport, del divertimento, ecc. In ciascun ambiente l'educazione è sempre presente, nonostante persegua finalità polivalenti e orientamenti differenti.
Obiettivi comuni sono la promozione della conoscenza e l'integrazione delle esperienze tra le persone. Ovunque l'educazione si preoccupa di trovare i mezzi appropriati alla costruzione dell'identità e alla valorizzazione delle forme sociali dell'auto-orientamento e dell'autogestione.
L'impegno che una persona pone nella propria educazione è la misura del desiderio che la stessa persona manifesta nel ricercare un mondo più giusto e nel creare benessere.
Solo la libertà e la responsabilità permettono di scoprire i valori umani su cui è possibile fondare il futuro e tramite i quali percepire la buona qualità nella vita e la felicità.
Il binomio “educazione e benessere” ha significato nella relazione, nell'interscambio, nel dialogo, ma anche nel conflitto e nella distruzione quali elementi comuni a qualsiasi esperienza umana.
La coesione sociale, in questa prospettiva, è guida a una comunicazione autentica e stimolo all'adozione di linguaggi capaci di promuovere sistemi motivazionali aperti allo sviluppo, più efficaci nell'apprendimento, più significativi nella realizzazione interpersonale, più ampi nei dinamismi affettivi che si incontrano nei processi di crescita e di maturazione umana.

 
Bibliografia

Delors J., Nell'educazione un tesoro. Rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo secolo, Roma, Armando, 1996;
Bruner J., La cultura dell'educazione, Milano, Feltrinelli, 1997;
Plotino, Breviario, Milano, Rusconi, 1997;
Walsh F., La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina, 2008; 
Botturi F., La generazione del bene. Gradualità ed esperienza morale, Milano, Vita e Pensiero, 2009.

di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS

 
Parliamo di resilienza

Costruire la resilienza nei medici

Uno studio canadese ha esplorato le componenti della resilienza dei medici di famiglia. Un campione di 17 medici di famiglia è stato selezionato all’interno dei 350 medici della comunità di Hamilton. La scelta è stata effettuata in base alla loro reputazione relativa alla propria elevata resilienza. I partecipanti allo studio sono stati intervistati ed i dati raccolti nelle interviste sono stati accuratamente esaminati per individuare ciò che rendeva resilienti questi medici.
Lo studio individua 4 elementi dinamici per costruire la resilienza nei medici: atteggiamenti e prospettive, equilibrio e priorità vita-lavoro, gestione della professione e relazioni di supporto.

Atteggiamenti e prospettive
Comprendono la valorizzazione del ruolo del medico, il mantenimento dell’interesse per la carriera medica, la capacità di accettare l’impegno richiesto dalla professione, sviluppare autoconsapevolezza e accettare i limiti personali. Nello studio vengono citati 5 aspetti particolarmente importanti emersi dall’esame della letteratura: 1) essere dotati di auto-coscienza, riflessivi e in sintonia; 2) avere valori fondamentali, filosofia di vita ottimistica e altruismo; 3) avere un buon temperamento e senso dell’umorismo; 4) saper accettare se stessi e gli altri e saper perdonare se stessi e gli altri; 5) avere il senso di ciò che fa la differenza in una professione.

Equilibrio e priorità vita-lavoro
Comprendono la capacità di porre dei limiti al lavoro, di programmare il tempo libero e di mantenere delle relazioni sane. Il rischio è rappresentato dalla dipendenza da lavoro, “work addiction” nota anche con il neologismo “workaholism”. Studi recenti identificano la “physician work addiction” come uno stile di vita personale. La spiegazione del sovraccarico di lavoro e della carenza cronica di tempo viene “giustificata” dal ruolo ricoperto e non invece dal modo personale di vivere la professione.

Gestione della professione
Ciò che accomuna i vari stili di gestione della professione nei medici resilienti sono l’efficiente organizzazione, uno staff affidabile ed esperto, far parte di un gruppo di professionisti di supporto con un efficiente sistema di reperibilità e una capacità di comunicazione efficace con colleghi e pazienti.

Relazioni di supporto
Le relazioni di supporto proteggono dallo stress legato al forte impegno richiesto dall’esercizio della professione.

I risultati dell’indagine sono molto interessanti. Gli stessi autori individuano un limite nella generalizzabilità di quanto emerso dallo studio ad altri target medici (es. medici ospedalieri o specialisti ambulatoriali).
Un’altra critica che può essere rivolta all’indagine, a mio avviso, è che l’attenzione si è focalizzata soprattutto su aspetti esterni alla persona. In particolare, alla luce del modello ecologico di Bronfenbrenner, poco è emerso riguardo al “microsistema” mentre l’attenzione è spostata soprattutto su “mesosistema” ed “esosistema”.
Per esempio nulla emerge riguardo al “locus of control” dei medici coinvolti in questa ricerca. Anche le altre caratteristiche della persona resiliente individuate negli ultimi decenni (autoderminazione, equilibrio, padronanza di sé, creatività, etica, auto-controllo, gratitudine, speranza, umiltà, auto-efficacia, auto-stima, ecc.) trascurate dall’indagine, potrebbero definire meglio le caratteristiche della persona resiliente (in questo caso i medici).
L’indagine sottintende la possibilità di aumentare la propria resilienza con un’azione sugli aspetti individuati dallo studio. In realtà, certamente far parte di un’organizzazione efficiente, con uno staff affidabile ed esperto, è utile al medico. Ma ciò non modifica, a mio avviso, la resilienza del medico, ma diminuisce la probabilità di stress lavorativo: situazione certamente auspicabile per il benessere soggettivo, ma non definibile fattore di resilienza.
In ogni caso lo studio offre molti spunti di riflessione e non solo per i medici, ma in generale per gli operatori sanitari che quotidianamente si devono confrontare con lo stress che alla lunga non solo può minacciare il loro benessere, ma portare al burn-out.


Bibliografia

Jensen PM, Trollope-Kumar K, Waters H, Everson J. Building physician resilience. Canadian Family Physician. 2008;54(5):722-729

di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS

 

 


Evidenziamoli

Abstract presentati che meritano maggiore attenzione

La scuola promotrice di benessere e salute
 

Caterina Adurno, Carmela Carbone
Istituto Omnicomprensivo di Acerenza (PZ)

caterinadurno@yahoo.it
 
La scuola, che pone al centro della sua missione didattica ed educativa la crescita armonica di fanciulli e adolescenti, non può più limitarsi a trasmettere saperi, ma deve prevedere, all’interno dei percorsi di apprendimento, specifiche attività e metodologie volte a informare e formare le future generazioni, sull’importanza di adottare corretti stili di vita in modo da promuovere salute, intesa non semplicemente come assenza di malattia, bensì come “condizione per realizzare le aspirazioni personali, soddisfare i bisogni ed eliminare o far fronte alle avversità ambientali” (Carta di Ottawa, 1986). Proprio a scuola, l’allievo matura gradualmente conoscenze, opinioni, atteggiamenti e abitudini che determineranno l’evoluzione dell’individuo maturo, il suo ruolo e il suo contributo al vivere sociale. Pertanto, la scuola deve tracciare percorsi che, attraverso la conoscenza, facciano maturare comportamenti che si traducano poi in scelte di vita corrette e responsabili.
In questa prospettiva si collocano i progetti, sempre più frequentemente svolti a scuola, riguardanti la corretta alimentazione, il consumo di alcol e sostanze psicotrope, il fumo e le altre dipendenze, le malattie infettive, gli incidenti stradali, l’affettività e la sessualità consapevole. Le attitudini, le norme sociali e le competenze promosse nell’arco dell’esperienza scolastica, segnano in modo indelebile aspetti della soggettività, ripercuotendosi in modo significativo sullo stile di vita e sui valori intorno ai quali l’individuo organizzerà la totalità della sua esistenza. La scuola, dunque ha un ruolo chiave nel promuovere e potenziare la salute dei giovani e questo compito diventa tanto più efficace quanto più la scuola riesce ad operare in sinergia con la famiglia, i servizi sanitari e l’intera società.
 
 

Arte e resilienza

Per un nuovo concetto della creatività e della salute
 
L’Associazione di Volontariato ECO e l’Associazione Culturale A.E.D.O. organizzano un convegno che si terrà nel Complesso di S. Micheletto il 20 e 21 novembre p.v., dal titolo “ARTE e RESILIENZA. Per un nuovo concetto della Creatività e della Salute”
 
«La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.»
Oscar Chapital Colchado (2011)
 
La resilienza oltre ad essere la capacità di resistere ad un danno esistenziale, è anche la capacità di costruire e ri-costruire la propria vita nonostante intervengano condizioni e situazioni problematiche che possono indurre nella persona disarmonie e squilibri di carattere personale e sociale.
Le attività espressive – quali la musica, il teatro, la pittura, … - e quelle di rilassamento, meditazione e visualizzazione, possano favorire legami sociali, autostima, benessere psicologico. Fattori questi che aiutano lo sviluppo della persona in senso positivo, permettendo di superare il disagio, favorire l'espressione di sé, la comunicazione e l'integrazione sociale, aumentandone quindi la Resilienza.
L’evento ha quindi la finalità di promuovere nuove modalità di ricerca di un buon equilibrio psico-fisico-emotivo.


Convegno e Workshop
20 e 21 Novembre 2015
Complesso di S. Micheletto – Lucca
 
 
PROGRAMMA
 
Venerdì 20 novembre
CONVEGNO Sala Convegni
Ore 15.00 Introduzione al Convegno e alle attività di workshop del sabato. Presentazione dei relatori.
Coordinano Mario Betti e Ines Nutini
 
Interventi:
Ore 15.20 “da pervenire” Ines Nutini, psicologa e psicoterapeuta Studi Persea, associazone ECO
Ore 15.40 “Resilienza e Benessere (provvisorio)” Sergio Ardis, Segretario Nazionale S.I.P.S., medico S.C. Governo Clinico di Lucca
Ore 16.10 “Arte e Medicina (provvisorio)” Rosanna Becarelli, direttore sanitario ospedale San Giovanni Vecchio (TO), referente ARESS Piemonte
Ore 16.50 “Teatro e Presenza. L’arte di esserci” Satyamo Hernandez, regista teatrale, performing arts therapist, counselor
Ore 17.20 Attività mindfulness con Maria Antonietta Vitucci, psicologa dello sviluppo, psicoterapeuta in formazione Studi Persea
Ore 17.40 “Resilienze e Armonie. Percorsi di scrittura musicale creativa” Mario Betti, medico psichiatra, responsabile SSM Valle del Serchio, ASL 2 Lucca
Ore 18.10 Pausa
Ore 18.30 “Tanta Luce” Radio Radiante in concerto
 
 
Sabato 21 Novembre
 
WORKSHOP  Sala dell’Affresco
 
Ore 9.15 Breve presentazione attività e conduttori workshop
Ore 9.30 Mindfulness: Antonietta Vitucci
Ore 9.50 Psicocaffè: Mario Betti
Ore 10.00 Visualizzazione Guidata: Ines Nutini
Ore 11.00 pausa
Ore 11.15 Bioenergetica: Ilaria Sabò e Eleonora Cittadino
Ore 12.30 Restituzione e Scambio dei “vissuti” nelle attività di workshop
Ore 12.50 pausa pranzo
Ore 15.00 “Le maschere e la realtà separata: introduzione al teatro entomico”. Proposta teorico-esperienziale: conducono Mario Betti e Satyamo Hernandez
Ore 16.15 “I passi magici. Danze entomiche di trasformazione” Spettacolo Teatrale, Compagnia  Papalagi
 
 
PROIEZIONE VIDEO Sala Convegni
 
Contemporaneamente ai workshop saranno proiettati video relativi ai temi trattati.

Per iscrizioni utilizzare il form online

 

Promuovere la salute e il benessere nei primi 1000 giorni di vita dei bambini: un quadro d’insieme e proposte operative condivise con genitori, educatori e operatori


Corso di formazione ECM
Aula Magna Università degli Studi di Milano – Via Festa del Perdono, 7 - 20122 – Milano - Mi
Martedì 17 novembre dalle 9:00 alle 13:00  


I primi 1000 giorni di vita sono fondamentali non solo per la salute dell'individuo e lo sviluppo fisico, ma anche per lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo. Eventi nei primi anni di vita giocano un ruolo fondamentale nella costruzione del capitale umano, possono spezzare il ciclo della povertà e promuovere la produttività economica eliminando le disparità sociali e le ingiustizie. Le organizzazioni internazionali, come OMS e UNICEF, promuovono lo sviluppo di sinergie a livello di istituzioni, società civile, comunità e altri soggetti volte a progettare e implementare programmi sullo sviluppo dei bambini fin dai primi mesi di vita. In particolare vengono raccomandati interventi basati su prove di efficacia intersettoriali e politiche che aiutano i bambini piccoli a sviluppare a pieno le proprie potenzialità fisiche, psichiche e relazionali, attraverso il sostegno alle loro  famiglie e alla comunità e aumentando l'accesso alle cure di qualità e all'educazione già nella prima infanzia
I servizi e gli operatori a contatto con i genitori possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere buone pratiche sullo sviluppo del bambino per le quali vi è evidenza di efficacia.
Il Workshop, organizzato dalla ASL di Milano, prima Comunità Amica dei Bambini riconosciuta da UNICEF Italia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Ca’ Granda, nasce nell’ambito del Progetto “Sistema di Sorveglianza sugli otto determinanti di salute del bambino, dal concepimento ai 2 anni di vita, inclusi nel Programma GenitoriPiù”, promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM e coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità e ha la finalità di divulgare le conoscenze scientifiche per attuare interventi e programmi intersettoriali finalizzati alla promozione della salute fin dalle prime epoche della vita e all’ empowerment dei genitori e della comunità, nell’ottica delle recenti raccomandazioni dell’OMS e dell’UNICEF sull’early childhood development. 
Il convegno si inserisce nel programma delle manifestazioni organizzate dal Comitato UNICEF Milano in ricorrenza della Convenzione dei diritti dei bambini (20 novembre).

Con il patrocinio della Società Italiana per la Promozione della Salute

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA:
 
Savino Carmela 
ASL di Milano
C.so Italia, 52 - 20122 Milano
Tel. 02/85.78.2136 - Fax 02/85.78.6338
csavino@asl.milano.it
 
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