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Promuovere la salute, ridurre le iniquità e creare condizioni per lo sviluppo e società sostenibili
 Nella storia del genere umano a fasi storiche di sviluppo sociale ed economico sono corrisposte opportunità e rischi per la salute riflessi in specifici patterns di salute-malattia. Lo stretto rapporto tra fasi di sviluppo e patterns di salute e malattia è stato studiato soprattutto negli anni 70 con gli studi di McKeown, Popay, Draper, Powles e la famosa teoria della transizione epidemiologica pubblicata da Omran nel 1979. Questa evidenza scientifica è tuttora conosciuta da pochi e non è mai riuscita ad incidere profondamente sul modo di (ri)pensare la politica e le strategie per la salute.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cercato fin dalla famosa Dichiarazione di Alma Ata nel 1978, e poi con la Carta di Ottawa nel 1986, di dare supporto politico-scientifico per un cambio di paradigma nel pensare alla salute e dare priorità a politiche e solidi programmi per la sua promozione. A livello globale l’OMS ha provato, a più riprese, a dare degli scossoni ai modi tradizionali di elaborare strategie, politiche, programmi e piani per la salute. Con i rapporti su Salute e Povertà (2001) e sui Determinanti Sociali della Salute (2008), l’OMS ha apportato nuova conoscenza scientifica sulla necessità di collegare la protezione e promozione della salute al tema dello sviluppo ed al perseguimento comune di obiettivi di riduzione delle iniquità e di crescita sociale ed economica equa e sostenibile. Questi sono i temi che la nona Conferenza OMS Globale sulla Promozione della Salute discuterà a Shangai, Cina, nel 2016.
A livello europeo l’OMS nel 2012 ha proposto un quadro di riferimento per la politica per la salute conosciuto come Salute 2020. In Salute 2020, il perseguimento della protezione e promozione della salute è strettamente connesso ad azioni intersettoriali che creino condizioni per la salute e l’eliminazione (o almeno una radicale riduzione) delle iniquità. Salute 2020 è estremamente utile ad affrontare domande pressanti.
Come “produrre” salute oggi nel continente europeo, nei paesi e nelle nostre comunità locali?
Che tipo di interventi aiutano a promuovere la salute della popolazione, riducendo al tempo stesso le iniquità di stato di salute che stanno crescendo nella nostra società?
Quali investimenti, oltre a produrre salute, danno anche valore aggiunto allo sviluppo umano, sociale ed economico locale e nazionale?
Come rafforzare i sistemi per la salute in modo da contribuire a dare risposte sostenibili a queste tematiche?
Nella mia esperienza professionale sono stato strettamente coinvolto con gli studi e le azioni dell’OMS esposte sopra. Nella mia presentazione al Meeting nazionale di Vaglio Basilicata ho voluto esplorare le opportunità per mettere la promozione della salute e la riduzione delle iniquità di stato di salute al centro delle azioni del sistema socio-sanitario ed in generale delle politiche ed investimenti dei governi locali, regionali e nazionale oltre che della società civile.
Per “investimenti” non mi riferisco solo a risorse finanziarie, ma anche al capitale umano, tecnologico, ed ad un’ampia gamma di risorse sociali come il volontariato ed a risorse salutogeniche. Questi elementi devono entrare nell’equazione “promuovere salute uguale produrre sviluppo e società sostenibili”. L’approccio da usare non riguarda soltanto i sistemi sanitari in senso stretto ma comprende anche interventi a livello di organizzazione sociale, il volontariato ed investimenti nel territorio.
Vi è un’urgenza crescente nell’utilizzare conoscenze scientifiche e know-how pratico per affrontare le domande descritte sopra. Non riuscire ad affrontarle in modo efficace porrà la società civile in un contesto di crescente vulnerabilità.
Bibliografia
Draper, P. et al., (1977) “Health and Wealth”, Rojal Society of Health Journal. 97(3);
Omran, A.R. (1979) “Changing Patterns of Health and Diseases during the process of National Development”. Capitolo in G.L. Albrecht & P.C. Higgins (a cura di) Health, Illness and Medicine. Chicago: Rand McNally; Popay, J., Griffiths, J., Draper, P., & Dennis, J (1980);
“The Impact of Industrilization on World Health.” in World Future Society, Through the 80’s: Thinking Globally, Acting Locally. Washington, D.C.: World Future Society. Powels, J. (1973) “On the Limits of Modern Medicine.” in Science, Medicine and Man, 1.
Erio Ziglio - componente del Comitato Scientifico Nazionale SIPS
Il professor Flavio Lirussi membro del Comitato scientifico della SIPS

Il Prof. Flavio Lirussi è entrato a far parte del Comitato Scientifico della Società Italiana per la Promozione della Salute.
Ricercatore dal 1988 e docente universitario dal 1996, tiene vari corsi presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Padova. Inoltre, da molti anni, collabora con l'Organizzazione Mondiale della Sanità occupandosi dei determinanti socio-economici della salute e di strategie e politiche di promozione della salute.
Negli anni, il Professore ha maturato numerose e prestigiose esperienze internazionali tra cui attività clinico - sperimentale e di ricerca presso il Guy's and St. Thomas' Hospital di Londra, il contributo ad un training course sulla salute in tutte le politiche, in collaborazione con Università di Padova, Yale University, Bradford University e Medical University di Graz. Ha inoltre collaborato alla preparazione della 7° Conferenza Mondiale sulla Promozione della Salute.
Il Prof. Lirussi è stato membro di varie società e commissioni nazionali e internazionali di rilievo tra cui coordinatore di un training course sulle malattie non-comunicabili in collaborazione con University College di Londra, Università di East Anglia, Università Medica di Graz, la cinese Pecking University, ed altri partner indiani, francesi.
Dal 2015, il Professore è inoltre membro dell'International Health Partnership's Association (Sofia), nonché socio della Società Italiana per la Promozione della Salute.
Il Comitato Direttivo della SIPS ha ritenuto opportuno cooptarlo come membro del Comitato scientifico in virtù della sua riconosciuta competenza nell'ambito della promozione della salute.
Quindi ad oggi il Comitato conta tre membri: il Presidente Prof. Nicola Nante, il Prof. Erio Ziglio e il Prof. Flavio Lirussi.
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Documentazione e promozione della salute
Vita e benessere
Gli esseri umani vivono e cercano il senso del proprio benessere e della propria salute in un mondo in cui incessantemente sorgono, si moltiplicano e inesorabilmente declinano le forme di libertà e di solidarietà.
Nonostante la trama varia e complessa delle relazioni umane, alla base dell'impegno di ogni persona vi è anzitutto la convinzione che il benessere può essere promosso, realizzato, sviluppato, recuperato e conservato in qualsiasi momento dell'esistenza attraverso processi di apprendimento, di comportamento, di relazione interpersonale, fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento della mente.
In secondo luogo vi è la presa di coscienza del duplice sistema motivazionale che regola le relazioni umane. Il patrimonio attuale di conoscenze biologiche, psicologiche e sociali ha individuato la presenza nella natura umana sia di motivazioni che fanno perno sul bisogno di individuazione, sia di motivazioni che si radicano sul bisogno di coesione, per cui ogni individuo in qualunque situazione dà valore alla propria identità senza dissociarla mai dall'alterità.
La vita è quindi una ricerca di benessere che accomuna gli esseri umani. Vivere è unire i differenti e contrastanti destini e percorsi esistenziali, permettendo agli individui il confronto, la partecipazione, la condivisione, la corresponsabilità.
La vita rappresenta il lavoro e la fatica che ogni uomo compie per produrre benessere e salute insieme agli altri.
Ciascuno, vivendo e incontrando l'altro, impara a soddisfare i bisogni materiali, i bisogni spirituali, la bontà, la giustizia, la bellezza, la verità, ma anche ad auto-trascendersi, cioè a rispondere al bisogno di oltrepassare tutte le esperienze e realizzare la propria coscienza tramite esse.
La vita è scoperta del senso del divenire, è costruzione della storia umana, è acquisizione del valore ipotetico delle opportunità esistenziali e delle conoscenze scientifiche, è l'incontro con la verità incontrovertibile e definitiva della realtà.
L'uomo si accorge così che il possesso del benessere e della salute non garantisce sicurezza ed è un paradiso che può essere improvvisamente perduto.
Bibliografia
Francesco, Laudato sì – Lettera enciclica sulla cura della casa comune, Ancora, Milano, 2015;
Signani F. Salute Bene Comune., Volta la carta, Ferrara, 2015;
Signani F., La salute su misura. Medicina di genere non è medicina delle donne. Este Edition, Ferrara 2013;
Bertini M., Psicologia della salute, Raffaello Cortina Editore, 2012;
Mounier E., Il personalismo, AVE, Roma, 2004;
Severino E., La filosofia futura, Milano, Rizzoli, 1989;
Fromm E., Avere o essere?, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1977.
di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS
Parliamo di resilienza
Morte e resilienza. Attitudini degli studenti del Corso di laurea in infermieristica.
La morte è un fenomeno naturale, universale, parte inevitabile del ciclo naturale della vita. Tuttavia le attitudini nei confronti della morte variano considerevolmente tra le culture, i gruppi etnici e sono influenzate da credenze religiose, esperienze personali e sistema di valori individuali. Mentre in passato la morte veniva vissuta nell’ambiente domestico e coinvolgeva principalmente i familiari, oggi ha cambiato luogo e avviene in ospedale. È diventata un evento affidato principalmente alla cura dei sanitari che sempre più hanno preso coscienza e accettato fra i loro compiti anche quello di accompagnare alla morte.
Gli studenti del corso di laurea in infermieristica oltre allo stress tipico di ogni facoltà (frequenza di corsi, esami, ecc.) sono esposti ad uno stress aggiuntivo molto intenso derivante dal tirocinio obbligatorio. Giovani, poco più che adolescenti, sono costretti a vedere ed esperire con tutti gli altri sensi ciò che genera normalmente ribrezzo e disgusto nelle persone comuni (ferite, ustioni, sangue, vomito, urine, feci, ecc.), ma soprattutto sono inevitabilmente costretti al contatto con la morte, con le persone morenti e con i loro familiari.
In una indagine condotta in Italia (Marchetti 2015) su un campione di 112 studenti è emerso che i livelli di benessere sperimentati dagli studenti con bassa resilienza sono significativamente più bassi dei livelli di benessere sperimentati dagli studenti appartenenti a gruppi a media e alta resilienza. Quindi il benessere sembra essere positivamente correlato ai livelli di resilienza degli studenti.
In una indagine condotta su un campione di 760 studenti infermieri di varie università spagnole (Edo-Gual 2015) i livelli di resilienza degli studenti sono stati messi in relazione con gli atteggiamenti nei confronti della morte e con l’ansia per la morte. Lo studio ha evidenziato che i soggetti che hanno riportato punteggi di resilienza maggiore mostrano meno ansia per la morte. Queste evidenze sono in accordo con la letteratura precedente che evidenzia meno ansia e depressione negli infermieri più resilienti cosi come minore è la predisposizione al burn-out.
Gli autori, da questi dati, suggeriscono l’importanza di prevedere training per gli studenti che possano aumentare la resilienza così che questi possano essere capaci di mettere in atto strategie di coping nei confronti delle avversità e dei cambiamenti in modo più costruttivo e salutare. Nei training per accrescere la resilienza degli infermieri potrebbe essere utile includere un ventaglio di componenti come metodi per favorire lo sviluppo di un locus of control interno, la possibilità di condividere esperienze dopo l’esposizione a eventi che comportano la morte o il morire dei pazienti, strategie per sviluppare assertività e abilità di self-care.
Nel contesto delle cure di fine vita, costruire la resilienza tra gli studenti infermieri può aiutarli ad integrare meglio le loro esperienze di perdita, rafforzando un miglior controllo emotivo e forse rendendoli capaci di sfruttare le esperienze di morte e del morire come opportunità di crescita individuale (e professionale).
Nello stesso studio sono stati indagati aspetti legati all’intelligenza emotiva degli studenti e all’auto-stima. Rinviamo allo studio per una lettura più approfondita dei risultati.
Bibliografia
Marchetti G., Ardis S., Specchi A., Bicchi C., Malloggi G., Carraro T., Marcucci M., Bellomo F., Del Carlo I. Benessere vs resilienza negli studenti. in F. Lo Sasso e A. Smaldone (a cura di), La promozione della salute in tutte le politiche e professioni. Ed. Aonia, Releigh, 2015. ISBN978-1-326-40193-1
Edo-Gual, M., Monforte-Royo, C., Aradilla-Herrero, A. and Tomás-Sábado, J. (2015), Death attitudes and positive coping in Spanish nursing undergraduates: a cross-sectional and correlational study. Journal of Clinical Nursing. doi: 10.1111/jocn.12813
di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS
Evidenziamoli
Abstract presentati che meritano maggiore attenzione
Entomia: l’arte della metamorfosi interiore
Mario Betti1, Mariangela Biagioni1, Manola Marsalla1, Anna Massaccesi1, Satyamo Hernandez2
1Azienda USL 2 Lucca, 2A.P.S. AEDO
m.marsalla@usl2.toscana.it
L’entomia è una disciplina olistica che mira alla salute psicofisica, al benessere e all’evoluzione personale, attivando processi di trasformazione somatica, psichica e spirituale. Deriva da antiche tecniche di cura e di trasformazione interiore, rivisitate alla luce delle più moderne terapie psicocorporee e transpersonali. Può essere considerata una sorta di “mindfulness in movimento”, utile per recuperare la nostra integrità personale ed ampliare la nostra coscienza. Prevede una serie di sequenze motorie, dette “forme entomiche”, ciascuna delle quali è suscettibile di varie applicazioni e sviluppi; esse si ispirano a piccoli animali invertebrati (insetti, ragni, crostacei, vermi, molluschi) ossia ad animali appartenenti a tipi (philum) differenti da quello dei cordati, cioè dal nostro. Inducono vissuti cenestesici che favoriscono l’identificazione con questi piccoli esseri ed aiutano ad entrare in contatto con parti di sé rimosse o negate.
Il significato del termine
Il termine “entomia” è tratto dall’antico vocabolo greco “en-tomè”, a sua volta derivato dal verbo “en-témno”, che significa “incidere internamente”, “separare”, ma anche “aprire”, “attraversare”, “sacralizzare”. Il prefisso “en” suggerisce che possa trattarsi di un’apertura e di un attraversamento di spazi interiori. Il verbo “en-témno” designa, perciò, un entrare dentro, un penetrare all’interno dell’organismo vivente, per interrompere circuiti ridondanti o desueti ed attivare nuove potenzialità. Ricordiamo che il termine “témenos” (derivato anch’esso da “témno”) equivale al latino “templum”. Il tempio è un luogo sacro, circoscritto e separato dagli ambienti profani.
“Entomia” indica, quindi, un atto intenzionale che ritaglia uno spazio sacro interiore, che sacralizza il nostro corpo.
Origini e sviluppi
Presso le popolazioni Yaqui del Messico pre-colombiano, erano state codificate una serie di tecniche, i “passi magici”, che avevano lo scopo di provocare una rottura dello stato ordinario di coscienza, scardinando i condizionamenti della vita profana e dando l’avvio ad una nuova visione dell’uomo e del mondo. Queste tecniche sono giunte fino a noi grazie alla trasmissione orale da maestro a discepolo. Le ritroviamo negli insegnamenti che Don Juan ha impartito a Carlos Castaneda e ad altri suoi discepoli. I passi magici sono stati successivamente rielaborati e codificati con il nome di “Tensegrità”. Tecniche analoghe, ispirate alle posture e ai movimenti dei piccoli animali, le ritroviamo anche nel Taoismo cinese e nell’Ermetismo occidentale.
Alcuni movimenti entomici, come la Farfalla, la Mosca e l’Aragosta, sono tratti dalla Tensegrità e risalgono alla cultura sciamanica pre-colombiana; altre forme, come la Mantide, si ispirano al Wu shu cinese; altre ancora, come lo Scarabeo, appartengono alla tradizione ermetica occidentale. Infine vi sono forme che, sulla base di esperienze terapeutiche e meditative, sono state elaborate in maniera originale (è il caso del Ragno, dello Scarafaggio e del Tarlo). L’entomia nasce, quindi, da una rivisitazione di esercizi provenienti da culture e tradizioni differenti.
A partire dal 1996, questa metodologia è stata sistematizzata e sviluppata in senso psicoterapico, alla luce delle moderne discipline psicoterapiche (psicodinamiche, cognitivo-costruttiviste, post-reichiane e transpersonali), presso il Centro di Salute Mentale della Valle del Serchio, nella ASL 2 di Lucca.
Gli insetti nell’immaginario collettivo
I piccoli animali invertebrati, nostri coinquilini ubiquitari, sono esseri che l’uomo guarda spesso con ostilità e diffidenza e dai quali tende a prendere le distanze. Sono talora considerati abietti e ripugnanti (come lo scarafaggio) oppure insidiosi e subdoli (come lo scorpione) oppure fastidiosi e contaminanti (come la mosca e la zanzara) oppure viscidi e schifosi (come il verme e la lumaca) oppure ossessivamente martellanti (come il tarlo).
Sembrano appartenere a mondi diversi ed inquietanti ma, al tempo stesso, li sentiamo drammaticamente vicini, a contatto di epidermide. Suscitano angosce viscerali e vissuti fobici. Il solo vederli (anche con gli occhi dell’immaginazione) può farci sentire pervasi di ribrezzo, contratti di disgusto, preda di terrori incoercibili. Nel contempo essi ci affascinano, talora con un’attrattiva iniettata di orrore, talaltra con la loro ammaliante bellezza. Ma anche quelli, come la farfalla, che suscitano meraviglia e ammirazione, diventano spesso oggetto di aggressività e di incomprensibile violenza da parte nostra.
Aspetti psicodinamici
Quando una persona si sente rifiutata, minacciata o squalificata dagli altri, possono subentrare sentimenti di inadeguatezza talmente avvilenti da risultare intollerabili. Queste parti inaccettabili di sé vengono allora scisse e allontanate dalla coscienza, ossia rimosse. In questo modo ci difendiamo dai sentimenti di vergogna, di abiezione, di inutilità, evitando di sentire su di noi il rifiuto e il disprezzo.
Le parti rimosse vengono poi proiettate, ossia attribuite ad esseri viventi esterni che sentiamo “diversi” ed “estranei”, come appunto gli insetti.
L’insetto diviene allora il ricettacolo delle parti di noi stessi che disprezziamo e non vogliamo sentire. Questo meccanismo è chiamato “identificazione proiettiva”. Le parti rifiutate continuano però a ristagnare nell’ombra, come escrescenze psichiche incistate nel corpo, provocando tensione e dolore.
La sola vista dell’insetto (o di quel piccolo essere vivente cui attribuiamo ciò che in realtà è dentro di noi) può entrare in risonanza con questi nuclei di sofferenza stagnante, scatenando emozioni negative. Ecco che l’insetto fa paura, schifo, ribrezzo.
L’atto entomico, tramite l’identificazione col piccolo animale, riconnette il soggetto con quella parte di sé che era stata scissa e rimossa e che, in questo modo, può essere rivitalizzata e integrata, risolvendo conflitti interiori e stati d’angoscia.
Effetti psicologici e terapeutici
Le forme entomiche consentono di agire in profondità sui vissuti affettivi e di gestire in maniera proficua e soddisfacente i nostri impulsi e le nostre emozioni. Si affrontano, in questo modo, problemi legati alla paura, alla vergogna, alla rabbia.
Questa pratica favorisce l’equilibrio interiore ed il benessere e promuove, nel contempo, le doti empatiche, ossia la capacità di risonanza consapevole con l’altro. È, quindi, particolarmente adatta per la formazione di coloro che operano nella relazione d’aiuto. Il gioco di immedesimazione esperienziale con ciò che sentiamo avverso o estraneo, consente di assurgere ad una situazione esistenziale di pienezza. Si persegue quella condizione che gli antichi Greci chiamavano “eudaimonia” e che non va intesa come una semplice soddisfazione personale ma come un vissuto di serenità e di armonia, che ci fa sentire in sintonia con la natura e l’universo che ci circonda.
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