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Numero 46 maggio 2016

 
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Le life skill nel tango argentino
Una metafora sulle life skill fuori dal contesto di promozione della salute dei bambini e e degli adolescenti.
Le life skill riferite al Tango Argentino sono l’insieme delle capacità acquisite tramite insegnamento o esperienza diretta e sono usate per gestire le problematiche o le situazioni comunemente incontrate dai tangheri. 
Al tanghero servono una serie di abilità psicosociali e interpersonali, se possibile utilizzandole simultaneamente nella pratica, per districarsi in questo nostro mondo così ricco d’insidie. Lo scopo principale pertanto è quello di superare gli ostacoli e la capacità di vivere al meglio delle proprie possibilità tanghere. 
Le principali skill si raggruppano in cognitive (problem solving, decision making, senso critico, creatività), emotive (consapevolezza, gestione dello stress, gestione delle emozioni) e sociali (empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci). Se esercitiamo queste skill, riusciremo ad avere un comportamento versatile e positivo e affronteremo efficacemente le richieste dei nostri partner tangheri e le sfide presentate dall’universo tanghero sviluppando autoefficacia, autostima e fiducia in se stessi. 
Vediamone una alla volta. La prima skill è l’essere consapevole e saper riconoscere il proprio livello di ballo, quanto siamo deboli e quanto forti per esempio nel giro o nelle sacada; capire come reagiamo a un nostro sbaglio o all’errore della nostra ballerina; capire quanto desideriamo andare avanti nel percorso di studio o cosa ci blocca nel continuare a imparare. Dobbiamo inoltre sapere se il nostro peso è a destra o a sinistra e dove invece è quello del nostro partner. 
Riconoscere l’emozione (altra skill) affinché ci faccia da guida, è fondamentale. Sono principalmente sei: rabbia se qualcosa non ci viene, stupore quando invece riusciamo a fare una sequenza nuova, disgusto se ci troviamo a ballare con un ballerino/a che non ci piace, tristezza quando per un’intera serata non ci hanno invitato (soprattutto le donne), gioia quando riusciamo a fare un giro di tanda con il tanghero/a dei nostri sogni, paura nell’invitare o nel fare la mirada non ritenendoci abbastanza bravi, e infine il disprezzo quando la serata non è andata come speravamo dicendo che l’uva è acerba anziché fare un personale esame di coscienza. 
Il tango è stressante, almeno all’inizio e noi dobbiamo imparare a gestirlo prima che diventi un sequestro emotivo vero e proprio. I modi per far sì che l’emozione e il pensiero consultino la corteccia cerebrale prima di passare direttamente all’amigdala (parte del cervello che gestisce le emozioni specialmente la paura) sono di diverso tipo. Contare fino a dieci prima di agire, respirare profondamente (aiuta inoltre a tenere il centro) e concentrarsi sul proprio corpo e su quello dell’altro è utile per superare quei sei secondi richiesti alla corteccia per intervenire cognitivamente e fare delle scelte corrette. 
Essere empatico (caratteristica che pochi hanno poiché se l’avessero gli uomini, ballerebbero anche le donne poco invitate) aiuta a capire i “diversi” quelli cioè che non hanno ancora raggiunto il tuo livello e quindi ad essere empatico miglioreresti la tua reputazione e ti sentiresti più utile nella società tanghera. La comunicazione nel ballare il tango è fondamentale e non riguarda solo quella verbale ma si basa soprattutto sul linguaggio del corpo. 
Saper dire alla donna (senza la necessità usare il linguaggio dei segni dei sordo muti o l’alfabeto morse) cosa desideriamo che lei faccia per noi non è banale ed evita lo sbuffamento di rito: “Questa non sa ballare…”. La donna se riesce a comunicare efficacemente guida il suo ballerino senza proferire parola e riesce a suggerire che tipo di abbraccio gradisce, quale interpretazione musicale e anche la fiducia che ripone in lui. I tangheri interagiscono tra loro con relazioni positive solo se entrambi, capiscono che tutti gli individui sono importanti e, sono fonte di sostegno milonghero. 
Gli organizzatori in particolare devono sapersi relazionare con gli altri in modo da avere sempre milonghe ricche di amici felici di ballare insieme. La capacità di risolvere problemi (altra skill) permette di affrontare i problemi legati al tango in modo costruttivo. Se i problemi sono lasciati irrisolti e non sono superati alla fine ci stressano mentalmente e diventiamo tesi fisicamente mantenendo una postura rigida e inadeguata a danzare correttamente. Prendere buone decisioni è utile in diversi momenti come ad esempio nello scegliere una buona scuola, dei bravi maestri, mirare una ballerina/o piuttosto che un’altra per non doversi pentire poi di averlo fatto valutando consapevolmente le varie opzioni a disposizione e/o valutando le conseguenze di tali azioni. 
Il senso critico infine non significa metter su una sartoria di tango ma analizzare le varie esperienze in maniera obiettiva e valutare i fattori che influenzano i nostri atteggiamenti e comportamenti per migliorarci. Per ultimo ma non meno importante parliamo della creatività che nel nostro caso, come in nessun altro settore, è applicabile. 
Essere creativo nel tango significa agire in modo sinergico rispetto alle competenze acquisite mettendoci in grado di esplorare le alternative di passi e sequenze possibili e ci aiuta a guardare oltre alle nostre esperienze dirette rispondendo in maniera adattiva e flessibile nelle nostre milonga. 
Applicare le life skill dunque può influenzare il modo in cui ci sentiamo rispetto a noi e agli altri e ciò contribuisce ad aumentare la nostra autostima e la nostra autoefficacia promuovendo il nostro benessere mentale. Questo incrementa la nostra motivazione nel continuare a stare in questo mondo fantastico che oltretutto appunto fa bene alla salute.

Maria Caruso SIPS Delegazione Toscana
Il meeting interregionale SIPS di Fisciano - Salerno
(visualizza questo articolo in formato pdf con le foto del meeting)
Il meeting organizzato dalle Delegazioni Regionali Sips della Campania, Basilicata e Lazio in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche, e della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno che si è svolto il 22 aprile 2016, dal titolo “Strategie e modelli educativi per la promozione del benessere”  è stato un’occasione di studio e di condivisione delle esperienze regionali di Promozione della salute secondo le indicazioni del documento “Salute 2020”. 
All’evento hanno partecipato circa 100 soci SIPS e studenti afferenti ai corsi di laurea del Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno.
Nell’ambito del convegno docenti universitari ed esponenti della società scientifica hanno affrontato il tema della metodologia della didattica per la promozione delle competenze di cittadinanza attiva nella formazione dei docenti. Si è discusso dell’uso consapevole delle nuove tecnologie e dell’importanza della formazione tra pari. L’intervento del prof. Giuseppe De Simone, docente dell’Università di Salerno, ha sottolineato l’importanza dell’uso consapevole delle nuove tecnologie nella didattica. 
Di notevole rilevanza scientifica sono stati tutti gli interventi dei relatori che si sono alternati nel corso del meeting.
La Presidente della Delegazione Regionale SIPS Campania Dott.ssa Maria Felicia D’Aniello in collaborazione con Dott.ssa Fortunata Salerno hanno illustrato il progetto regionale E.S.C (Eventi – Scuola – Comunità) attivato presso l’Istituto “R. Elia” di Castellammare di Stabia (NA), il cui obiettivo è stato di far emergere le problematiche legate all’uso dei social e di internet, favorendo il confronto fra i giovani sul tema dell’esperienza virtuale, ed offrire alle famiglie coinvolte l’opportunità di superare il “digital – divide” creato fra loro e i figli. 
Nel meeting sono state illustrate le complesse relazioni che esistono tra salute e benessere e tra benessere e salute ha affrontato il tema della valutazione del benessere soggettivo associata ad altre dimensioni come la resilienza. Si tratta di un passo importante per valutare i progetti e le attività di promozione della salute.
Molto interessante ha suscitato il progetto “Life skills di strada” presentato dal Dott. David Donfrancesco, della Delegazione Regionale SIPS Lazio Coordinata dal Dott. Lucio Maciocia, un’esperienza sul campo di sviluppo di competenze. 
Nella sessione pomeridiana le delegazioni SIPS presenti hanno presentato i loro interventi di promozione della salute.
La numerosa Delegazione Regionale SIPS Basilicata, guidata dalla Presidente Dott.ssa Filomena Lo Sasso, ha presentato i progetti della Rete Lucana delle Scuole che Promuovono Salute. Tre Istituti Scolastici che fanno parte della Rete erano presenti e i progetti sono stati illustrati dai protagonisti dell’esperienza:
1) Istituto Comprensivo “L. Milani Potenza Quarto” di Potenza
2) I.T.C. “L. Da Vinci” di Acerenza (PZ)
3) La Scuola Secondaria di Primo grado “Don G. Libutti” di Cancellara (PZ)
La giornata si è conclusa con l’assegnazione dei premi da parte del Presidente SIPS Avv. Riccardo Senatore che ha sottolineato l’importante lavoro della SIPS nella diffusione della cultura della promozione della salute e del benessere nelle realtà regionali.
Sono stati premiati, per la sezione miglior attività di promozione della Salute, a pari merito il progetto:  
“Benessere donna con il nordic walking”, un lavoro sulla promozione del benessere con la pratica del nordic walking nelle donne operate al seno, presentato da Serafina Lauria, Filomena Lo Sasso, Giovanni Laugello, Valentina Mazza, Carmen Paradiso, Donato Filippi.  
Progetto: “La promozione della salute nella notte dei musei” presentato dal Clizia Puglié progetto di investimento sul territorio per la promozione dell’empowerment health
Menzione per il progetto “Dare forza, Empowerment, attraverso la formazione di chi fa prevenzione e promozione” presentato da Rachele Teresa Donini, per l’analisi metodologiche svolte.
Per la sezione miglior studio di promozione della salute è stato premiato il lavoro “La resilienza e il benessere nei pazienti emodializzati” presentato da Giulia Franciosini del gruppo giovani SIPS, una ricerca sulla valutazione del benessere nei pazienti con malattie croniche. Il riconoscimento è stato evidenziato anche dalla Gazzetta di Lucca http://www.lagazzettadilucca.it/economia-e-lavoro/2016/04/premio-per-la-ricerca-ad-un-gruppo-di-infermieri-neolaureati-del-polo-didattico-di-lucca/
Una menzione particolare è stata fatta al lavoro  presentato da Dragos Costantin Gavrillu del gruppo giovani SIPS dal titolo “Traduzione in italiano e validazione della Revised Collet-lester Fear Death and Diyng Scale R-CLFDDS”                    
Sono inoltre stati assegnati premi agli studenti delle scuole che promuovono salute progetto “Preparazione alla diversità” presentato dalla prof.ssa Maria Mormone, un progetto di avvicinamento alla diversità dei ragazzi nelle sue diverse forme, utilizzando l’attività di “gioco insieme” per sviluppare life skills.
I.T.C. “L. Da Vinci” di Acerenza (PZ), per un video dal titolo “La vita palpita non fermarla!”  promozione dei corretti comportamenti come utenti della strada.  
Scuola Secondaria di Primo grado “Don G. Libutti” di Cancellara (PZ) per un video dal titolo “Bellezza e Salute”, sui rischi derivanti da tatuaggi e piercing e sull’importanza di valorizzare comportamenti corretti e consapevoli.

Giuseppina Viola _Responsabile nazionale della comunicazione - SIPS
Le rubriche

Documentazione e promozione della salute
Individualismo e ricerca politica e culturale

Le persone, le società, le culture tutte hanno pari dignità. È necessario, per questo, la ricerca costante di politiche e di culture che consentano agli individui di  incontrarsi e di confrontarsi per costruire un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia sociale, sulla salute, sulla relazione, sul benessere, sul rispetto dell'ambiente e, prima di tutto, sulla verità, la bontà, la bellezza.
Il cammino della crescita umana è lento e globale. Implica, in ogni momento, la consapevolezza e la piena accoglienza di qualsiasi esperienza, anche negativa e dolorosa, che rivendichi il diritto del singolo e della comunità ad esistere e ad essere presente nel mondo.
La ricerca di riferimenti politici e culturali avviene, infatti, solo se gli individui possono avere come obiettivo della propria vita e della propria organizzazione sociale e culturale quelle prospettive, anche differenti, che si basano su una visione reale e fattiva di cambiamento aperto a una nuova umanità.
La lotta contro l'individualismo, gli interessi di parte, sono i compiti principali di questa trasformazione comunitaria e solo il sorgere di un sistema di valori personalistici e comunitari potrà portare a piena maturità la società e la cultura umana.
In questo contesto la politica e la cultura vanno intese come pratiche significanti, aperte a molteplici approcci, in grado comunque di accentuare in ogni campo il valore dei fatti, dell'esperienza vissuta, della concretezza, dell'apertura e dell'attenzione continua e instancabile agli sconfinamenti meta-culturali.
Gli attori di tale fattualità politica e culturale sono le persone, le famiglie, i gruppi, le comunità, e lo sono quando dimostrano di saper intervenire con competenza e responsabilità sia nelle produzioni e nei consumi che negli aspetti meta-culturali della cultura della produzione e del consumo.
I significati della vita e della organizzazione sociale scaturiscono infatti  non tanto dai prodotti e dai consumi, ma soprattutto dalle pratiche e dai processi circolari e dalle interconnessioni che pretendono di regolare la relazione umana. 

Bibliografia.
Abbagnano N., Storia della Filosofia. Vol.6 Il pensiero contemporaneo: dagli sviluppi del marxismo allo strutturalismo, Bergamo, Gruppo editoriale L'Espresso, 2006;
Capecci A., Il pregiudizio storico. Il problema della storiografia filosofica, Roma. Città Nuova, 2005;
Cometa M. Dizionario degli studi culturali, Roma, Meltemi, 2004;
Pieretti A., Le forme dell'umanesimo contemporaneo, Roma Città Nuova, 1977; 
Gramsci A., Per la verità,  Roma, Editori Riuniti, 1974;
Watzlawick F., Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971.  

di Antonio De Angeli. Socio fondatore SIPS

 
Parliamo di resilienza

Promozione della salute dell’anziano

La prevenzione è un investimento a lungo termine e per questo chi decide di fare prevenzione ritiene più logico investire su chi ha molto da vivere. Di fatto investire sui giovani costituisce un investimento più sicuro. È semplicemente logico.
La promozione della salute invece, va oltre gli stili di vita, ossia va oltre la prevenzione e punta al benessere (WHO, 1986). La grande confusione che molti facevano e fanno tra prevenzione e promozione della salute ha fatto sì che il target preferito dai cosiddetti “promotori di salute” sia solitamente costituito dai bambini e dai ragazzi scolarizzati. Un veloce sguardo ai lavori presentanti come abstract durante i meeting SIPS degli ultimi anni (vedi atti dei vari meeting) ci mostra come l’idea di agire solo sui giovani sia diffusa in ogni regione del nostro paese. Forse potrebbe essere giunto il momento di cambiare rotta.
Anche gli studi sulla resilienza (in generale ancora non molti) sono stati soprattutto rivolti alla popolazione infantile e adolescente e poco si discute, in ogni ambito, della resilienza nella popolazione anziana e nei centenari.
Una review su questo argomento, recente pubblicata (MacLeod, 2016), fornisce numerosi spunti di riflessione per chi si occupa di promozione della salute. Interessanti sono le caratteristiche relative agli anziani ad alta resilienza che emergono nella review e alla quale si rinvia.
Sicuramente ancor più interessanti sono gli outcome associati ad alta resilienza nell'anziano, quali migliore qualità della vita, felicità, maggiore salute mentale, benessere soggettivo e soddisfazione della vita e, inoltre, “invecchiamento di successo”. Da un punto di vista fisico gli outcome associati ad alta resilienza nell’anziano sono rappresentati dalla indipendenza nella attività della vita quotidiana (punteggi maggiori alla ADL), aumentata longevità, minor rischio di morte, e recupero cardiovascolare più rapido.
La combinazione delle caratteristiche fisiche e psicologiche degli anziani con alta resilienza in ultima analisi ha un potenziale impatto sui processi che conducono all’invecchiamento di successo.
Infine la riduzione del rischio di morte e dell’aumento della longevità nelle persone anziane è stata associata ad alta resilienza perfino nelle persone molto anziane (85 anni è più). Gli autori suggeriscono che interventi per incrementare la resilienza potrebbero aumentare la longevità ed avere altri effetti positivi per la salute.
Era già noto infatti che i centenari possedevano livelli di resilienza più alti degli anziani di età inferiore (Zeng, 2010) ed era stato anche dimostrato come i novantenni (tra 94 e 98 anni) con alta resilienza avevano una probabilità aumentata del 43,1% di sopravvivere fino a 100 anni.
Pertanto la promozione della salute in Italia dovrebbe iniziare ad investire di più sui training per incrementare la resilienza al di là dei giovani, perché chi è resiliente "campa cent’anni!"

Bibliografia
MacLeod S, Musich S,Hawkins K, Alsgaard K,  Wicker E R. MHAc “The impact of resilience among older adults” Geriatric Nursing xx (2016) 1e7 http://dx.doi.org/10.1016/j.gerinurse.2016.02.014

WHO. Ottawa Charter for health promotion. Ottawa,1986.

Zeng Y, Shen K., “Resilience Significantly Contributes to Exceptional Longevity,” Current Gerontology and Geriatrics Research, vol. 2010, Article ID 525693, 9 pages, 2010. 

di Sergio Ardis. Segretario Nazionale SIPS

 


Evidenziamoli

Abstract presentati che meritano maggiore attenzione

Giovani e credenze sulla malattia da HIV

Un’indagine svolta a Lucca

Marcello Pacitti, Sergio Ardis
Società Italiana per la Promozione della Salute

m.pacitti@sipsalute.it

L’infezione da HIV conta in Italia 6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti ogni anno (Fonte dati “Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute”) e, nonostante sia prevenibile con comportamenti salutari, l’andamento dei nuovi casi non mostra sostanziali diminuzioni.
La principale modalità di trasmissione oggi è rappresentata dai contatti sessuali, seguita dalla trasmissione dovuta all’uso di sostanze stupefacenti iniettabili. La trasmissione da madre a figlio durante parto e gravidanza (ancora molto importante nei paesi in via di sviluppo) è diventata praticamente nulla in Italia e nei paesi dove l’accesso al trattamento antiretrovirale è garantito a tutti i pazienti. La trasmissione tramite trasfusione, dopo il 1990, è diventata talmente improbabile da poterla considerare nulla.
L’astinenza sessuale, l’uso del preservativo durante i rapporti sessuali, rapporti di coppia stabili, fedeltà di coppia, uso del condom nei rapporti occasionali sono strategie di prevenzione con vari livelli di efficacia.
La malattia che all’esordio dell’epidemia, negli anni ottanta, era una malattia con decorso acuto ed elevata letalità, oggi è diventata una malattia cronica, controllabile mediante molti nuovi farmaci con un’attesa di vita che supera i venti anni dal momento della diagnosi. Le morti per malattia da HIV sono drasticamente calate negli ultimi decenni, mentre sono comparse le complicanze legate al decorso cronico della malattia e agli effetti negativi dei trattamenti farmacologici di lunga durata.
Nonostante i rapidi progressi della medicina, la malattia continua a costituire una condizione stigmatizzante e chi ne è affetto, purtroppo, rischia di subire ingiustificate discriminazione nei vari ambiti della vita quotidiana.
Le conoscenze scientifiche acquisite sulla malattia coesistono con una serie di credenze nella popolazione che non contribuiscono a ridurre l’incidenza della malattia e il rischio di discriminazione per le persone che ne sono colpite.
Obiettivo dell’indagine
La nostra indagine aveva l’obiettivo di indagare le conoscenze di una popolazione di studenti del corso di laurea in “Scienze del turismo” dell’Università di Pisa, Campus Lucca.
Metodologia
Abbiamo elaborato un breve questionario anonimo (unico dato richiesto era il sesso) con sei domande sull’infezione da HIV.
Popolazione
Il questionario è stato somministrato agli studenti del primo e secondo anno del corso triennale e al primo della magistrale (gli studenti degli altri due anni erano al momento dell’indagine impegnati in stage). L’indagine è stata condotta nel maggio 2015. Hanno risposto al questionario 96 studenti, 26 maschi e 70 femmine.
Risultati
La prima domanda riguardava le modalità di trasmissione della malattia (con quale delle seguenti modalità si può trasmettere l’AIDS?) per la quale erano proposte una serie di risposte. Le risposte sono state scelte con le seguenti percentuali: rapporto vaginale 92,7%, trasmissione respiratoria con goccioline di saliva 4,2%, rapporto orale 49%, rapporto anale 71,9%, In gravidanza, da madre a figlio 56,3%, durante il parto, da madre a figlio 29,2%, bacio 6,3%, puntura di zanzara 11,5%, puntura di ago contaminato 74,0%, rapporto sessuale con l’utilizzo di pillola contraccettiva 61,5%,
contatto con la pelle del malato 1,0%, utilizzo di posate o bicchieri contaminati 3,1%, trasfusione di sangue 92,7%, contatto con le mucose del malato (es. bocca, occhi) 5,2%, rapporto sessuale con il preservativo 1,0%.
La seconda domanda indagava sul pregiudizio per cui l’infezione HIV non colpirebbe le persone eterosessuali che invece oggi in Italia sono la categoria più colpita. L’affermazione “la maggior parte delle nuove infezioni riguarda persone eterosessuali” è stata considerata vera dal 39,6% della popolazione partecipante all’indagine (58,3% falso, mentre 2,1% non ha risposto).
Le lesbiche attuano pratiche sessuali per le quali il rischio di contrarre infezione da HIV è molto più basso rispetto al resto della popolazione.
Spesso però, in quanto omosessuali, vengono nell’opinione pubblica considerate a rischio di infezione. All’affermazione “le lesbiche hanno un rischio di infezione molto basso” quasi la metà del campione 49,0% ha risposto “vero”, confermando il pregiudizio.
L’aspettativa di vita di una persona HIV positiva è molto migliorata dopo il 1995 con l’introduzione terapia antiretrovirale ad alta attività (HAART), al punto che oggi normalmente l’aspettativa di vita, per chi scopre di essere sieropositivo, è superiore ai venti anni. Tuttavia nell’opinione del campione indagato con la domanda “l’aspettativa di vita per una persona sieropositiva oggi in Italia è?” l’infezione continua ad essere letale (meno di 5 anni) nel 4,2% delle risposte, (<7 anni 13,5%, <10 anni 31,3%, <20 anni 16,7%), mentre solo il 34,4% del campione ha un’idea appropriata sull’attesa di vita della persona HIV positiva.
La trasmissione da madre a figlio in Italia, grazie alla terapia antiretrovirale in gravidanza, è diventata un evento rarissimo. Oggi una madre sieropositiva in Italia ha un rischio di trasmettere l’infezione al proprio bambino minore del 2%. Questa informazione è sconosciuta alla quasi totalità del campione. Infatti il 4,2% del campione alla domanda “quanto è il rischio di trasmissione dell’AIDS da una mamma infetta al proprio figlio durante il parto?” ha risposto correttamente (sotto il 2%). Hanno scelto la risposta “sotto il 5%” il 13,5% del campione, “sotto il 10%” l’8,3% del campione, “sotto il 15%” il 18,8%, “sotto il 20%” il 26,0%, “sempre” il 21,9% del campione, “mai” il 3,1%, mentre il 3,1% del campione non ha dato risposta alla domanda.
L’ultima domanda, mirata al gruppo (studenti di scienze del turismo) era “in quale continente è presente la maggior popolazione di persone infette con il virus dell’AIDS?” L’Africa, risposta corretta, è stata scelta dal gran parte del campione 78,1% (Europa 1%, America del Sud 6,3%, Asia 5,2%, Oceania 0%, America del Nord 5,2%), mentre il 4,2% non ha dato risposta alla domanda.
 
Il testo è contenuto negli atti del meeting nazionale "La promozione della salute in tutte le politiche e professioni" Vaglio Basilicata 4-5 settembre 2015
CORSO PER INSEGNANTI PROMOTORI DELLA SALUTE – LIVELLO 1
Formazione a Distanza gratuita 

Abbiamo realizzato un corso specifico per insegnanti promotori della salute (livello 1). Si tratta del primo corso di formazione a distanza per insegnanti e altro personale non sanitario.
Il corso è gratuito per tutti, oltre che a proporlo per i soci insegnanti (o comunque non sanitari) consigliamo di pubblicizzarlo il più possibile fra gli insegnanti che lavorano a progetti di promozione della salute.
 
Descrizione
Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute è nella sua essenza interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo di promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute.
 
Iscrizione gratuita.
Per l’iscrizione richiedere il codice gratuito a fad-insegnanti@sipsalute.it
 
Corso per promotori della salute – livello 1 (Sanitari)
Formazione a Distanza gratuita con ECM

Con la prima Conferenza Internazionale della Promozione della Salute che si è tenuta ad Ottawa nel 1986, la promozione della salute viene definita e distinta dalle altre discipline che riguardano la salute. Purtroppo ancora oggi la definizione di promozione della salute continua ad essere sconosciuta ai più che, ancorché operanti per la salute, confondono la promozione con la prevenzione e talvolta parlano di promozione della salute in modo e contesti completamenti avulsi al suo significato.
Il corso di formazione proposto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute mira a colmare questa lacuna. La promozione della salute nella sua essenza è interdisciplinare. Per questo il corso non è solo rivolto ai sanitari, ma è destinato a chiunque si occupi di salute a partire dai tanti insegnanti che ogni giorno lavorano per rendere i loro percorsi educativi traiettorie di benessere.
Si tratta di una formazione di base che parte dai concetti fondamentali della promozione della salute. A questo corso di base seguiranno altri corsi che nasceranno dall’unica società scientifica italiana interdisciplinare che ha come obiettivo lo studio, la ricerca e la diffusione dei temi della promozione della salute.
L’obiettivo finale è quello di costruire un profilo del promotore della salute che qualsiasi sia la sua professione o il suo ambito operativo condivida i concetti di base e strumenti operativi propri della promozione della salute

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